La mia infanzia violata |
REGISTI PREFERITI
1) Dario
Argento
DARIO ARGENTO Dario Argento, è uno dei più noti e importanti maestri del
thriller cinematografico contemporaneo: il suo cinema è l'unico ad
essere riconosciuto anche dai grandi registi d'oltreoceano come punto
di riferimento europeo nell'arte dello spettacolo della suspence e del
fantastico, di un "giallo" le cui connotazioni si annullano attraverso
visioni che celano, sotto la superficie del reale, Orrore e Fantastico,
disintegrando continuamente la rappresentazione di una verosimiglianza
pronta sempre a sollevarsi, come un sipario, sul ghigno dell'ignoto e
della morte.
TRAMA DEL
FILM LA TERZA MADRE FILM PRODOTTI DA DARIO ARGENTO ·
Zombi di George Romero - 1978 SCENEGGIATORE Scusi, lei è favorevole o contrario? (1967) FICTION TV
LUCIO FULCI
Lucio Fulci muore il 3 marzo del 1996 tra l'indifferenza generale dei media, se ne era andato 'L'artigiano del cinema horror', autore di film dell'orrore indimenticabili ma anche di due classici della musica leggera italiana come 'Il tuo bacio è come un rock' e 'Ventiquattromila baci' (che ha scritto di suo pugno) ed inventore di quel Nando Meniconi, protagonista di 'Un americano a Roma' che ha dato il successo ad Alberto Sordi. Non si capisce perché i mezzi di comunicazione non lo abbiano osannato, come sempre accade alla scomparsa di un grande artista quale Fulci era, ma si sa in Italia vanno di moda i fratelli Vanzina. Come detto Fulci, con la sua carriera, dimostra di essere un regista eclettico che passa con facilità da un genere all'altro. E' il 1971 quando decide di cimentarsi nel sexy-thriller (con venature horror) con 'Una lucertola con la pelle di donna' dove racconta la fobia di una donna che sogna l'omicidio della sua vicina di casa, persona molto "disinvolta e libera" e poi quando quest'ultima viene assassinata veramente le indagini della polizia la coinvolgono nella vicenda. E' un film brillante, che si avvale delle buone interpretazioni di Jean Sorel e Florinda Bolkan (che ritroviamo anche in altre pellicole dirette da maestro) e di una sceneggiatura avvincente e ben scritta. Da segnalare in particolare una celebre "sequenza shock", nella quale si vedono dei finti cani squartati in un ospedale, che diede non pochi problemi a Fulci e soprattutto all'effettista Carlo Rambaldi, che per evitare l'accusa di avere usato per la scena in questione animali veri, dovette addirittura ricreare l'effetto in un'aula di tribunale. Due anni dopo Fulci continua la sua strada nel thriller a tinte forti con una delle sue pellicole più riuscite 'Non si sevizia un paperino', storia di un giornalista milanese in vacanza in Sicilia che resta coinvolto con una bella ragazza, originaria del luogo, in una serie di efferati delitti che hanno come sfortunati protagonisti dei bambini. Un ottimo thriller ingiustamente svalutato e poco considerato, probabilmente solo per la fredda e, in alcune circostanze, cinica disamina con cui affronta un argomento scomodo come quello della violenza sui bambini e dell'omertà domestica. La pellicola all'uscita fu pesantemente censurata, soprattutto in tre punti: la sequenza in cui Barbara Bouchet, completamente nuda, cerca di provocare un bambino; la scena del massacro della Bolkan ad opera di alcuni paesani inferociti per gli omicidi dei bambini, ed, infine, proprio nella parte terminale del film in cui si assiste all'orrenda fine dell'assassino. Nel cast da segnalare, oltre alla presenza delle già citate Florinda Bolkan e Barbara Bouchet, quella di un giovanissimo ed irriconoscibile Thomas Milian. E' un ottimo periodo per il regista e lo dimostra il suo seguente film, sempre un giallo questa volta però con elementi soprannaturali: 'Sette note in nero' (1977) in cui una donna, grazie alle sue doti medianiche, sogna un delitto che coinvolge il marito, il quale viene arrestato poco dopo. La moglie tenta allora di scagionarlo, convinta della sua innocenza, ma una volta riuscita a farlo liberare comprende il vero significato della visione. Interpretato magistralmente e diretto in maniera esemplare, il film si fa apprezzare soprattutto per alcuni ottimi risvolti della trama che portano alla soluzione finale dell'enigma eliminando le varie soluzioni prospetta te di volta in volta. Si arriva così al 1979, anno in cui Fulci dirige la sua prima vera pellicola horror, ed il suo debutto nell'amato genere è di quelli memorabili con 'Zombi 2' una sorta di 'Dawn of the Dead' di Romero in versione italiana. La storia è quella di un gruppo di ricercatori che si reca in un'isola delle Antille per svelare il mistero di un'imbarcazione fantasma. Giunti sul luogo, troveranno però ad attenderli terribili zombi affamati di carne umana. Il maestro Fulci era solito affermare che secondo gli americani si tratta va di uno dei miglior film sui morti viventi mai fatto, tant'è che negli U sa, sempre secondo il compianto maestro, aveva incassato quasi quanto lo 'Zombi' di Romero. Al buon Lucio, è risaputo, piaceva 'esagerare': la pellicola in questione infatti è certamente un ottimo "zombie-movie", nel quale i grandissimi effetti speciali di Giannetto De Rossi e la solida regia di Fulci recitano il ruo lo più importante, ma il film deve molti crediti al capolavoro di Romero, e non ha, ne avrebbe potuto avere (soprattutto a causa del limitato budget) l'impatto visivo della pellicola americana. Lo 'Zombi' di Romero ha fatto la storia del cinema horror mondiale, mentre 'Zombi 2' di Fulci è 'solo' (ma attenzione non è poco!) uno dei migliori horror-splatter italiani. Fulci oramai ha intrapreso la strada che lo porterà a diventare uno dei più amati registi horror. E' in un momento di grande vena artistica e cavalcando il successo del suo 'Zombi 2' torna a raccontarci una storia di 'morti ch e camminano' con il pregevolissimo 'Paura nella città dei morti viventi' del 1980 in cui ci racconta la vicenda di una cittadina infestata dallo spirito maledetto di un prete suicida, che torna in vita e guida una schiera di morti viventi contro gli abitanti della città. Un efficace splatter-movie come solo il mitico Fulci sapeva fare; alcune sequenze sono entrate nell'antologia del cinema splatter ( una fra tutti quella in cui una giovane ragazza vomita le sue stesse interiora ). Da segnalare la solita veloce apparizione 'all a Hitchcock' del regista, nella parte di un patologo e la presenza nel cast del futuro regista Michele Soavi. Dopo questi due 'capolavori' di genere Lucio, l'anno dopo, 'cade' nell'anonimia dirigendo un horror scialbo e di poche pretese, mi riferisco a 'Blackcat ' in cui un vecchio stregone con facoltà medianiche, ipnotizza un gatto e gli ordina di compiere dei delitti. Un Fulci decisamente al di sotto dei suoi standard qualitativi. Forse il regista era già impegnato con la mente nella realizzazione di quello che da molti è ritenuto il suo film migliore, e cioè 'L'aldilà...e tu vivrai nel terrore'. La trama è piuttosto semplice: una giovane ragazza cerca di riattivare un albergo semidistrutto, avuto in eredità. Ma l'albergo è costruito su una delle sette porte dell'inferno, e le forze del male cominciano a scatenarsi. Fulci ci regala una pellicola visivamente perfetta e di grande impatto (ottimi gli effetti speciali e le scene splatter) che è 'insolitamente' anche b en interpretata (protagonista del film è ancora una volta l'attrice 'feticcio' di Fulci Catherine McColl) ma che ha il difetto di avere una trama un po' confusa ed un finale un po' troppo enigmatico, quasi ermetico. Certo che chiunque ami l'horror non potrà che rimanere affascinato dalla capacità visionaria del regista, dal campionario di efferatezze messe in scena e dai perfetti effetti speciali ancora una volta a cura di Gianetto De Rossi. Fulci è in un periodo di 'grazia' e quasi contemporaneamente realizza u n altro dei migliori film horror del periodo con 'Quella villa accanto al cimitero' in cui uno scrittore, dopo una serie di efferati delitti, scopre che nella cantina della casa in cui da poco si è trasferito, vive un folle medico che, da moltissimi anni, continua a rimanere in vita uccidendo tutti quelli che gli capitano a tiro e trapiantando su se stesso i loro organi. Da alcuni ritenuto il solito film dell'orrore da altri inneggiato come un capolavoro, la verità come al solito sta nel mezzo; sicuramente alcune sequenze della pellicola sono memorabili, spaventose e splatter come solo Fulci sapeva girare ma il film presenta anche qualche limite, il più manifesto dei quali è una traballante sceneggiatura. Da segnalare che il regista, come spesso accade nei suoi film, si ritaglia un piccolo cameo e che i magnifici effetti speciali sono ancora una volta merito del sempre bravo De Rossi. Nel 1982 Lucio torna al giallo, questa volta però in chiave iper-violenta con 'Lo squartatore di New York' in cui un maniaco sanguinario massacra un gran numero di ragazze, seminando il panico tra la gente e divertendosi a telefonare alla polizia simulando la voce di Paperino. La pellicola è ricca di scene splatter (che rimangono anche l'aspetto più interessante del film) ma presenta notevoli limiti di sceneggiatura e re citazione che lasciano, come spesso accade nei film del maestro, piuttosto a desiderare. Attenzione a non guardare mai la versione censurata della pellicola dato che, tolte le scene di sangue, il film rimane ben poca cosa. Oramai siamo nella fase calante della carriera del regista, che continua sul filone horror dirigendo 'Manhattan baby' (1983) , storia di una bimba posseduta da uno spirito maligno; un film che si trascina lento e tedioso fino al finale che, grazie ad un insperato colpo di scena, ridesta lo spettatore dalla sonnolenza procuratagli dalla prima parte della pellicola, ma comunque siamo ben lontani dai fasti dei precedenti horror. La situazione non migliora col successivo 'Murderock uccide a passo di danza', ennesimo thriller, che cerca di ricalcare le orme di Argento ma senza il suo successo. Un giallo poco coinvolgente e senza sequenze realmente paurose, tutto abbastanza scontato. Ed ancora più scadente è 'Aenigma' (1987) forse girato per motivi economici, il film è noioso ed assolutamente privo delle 'trovate' che avevano reso gli horror di Fulci famosi. Il fondo Fulci lo tocca però nel 1988 con 'Zombi 3': va detto però che il regista ne firma solo cinquanta minuti, mentre il resto è stato girato da Mattei, dopo l'abbandono del set da parte di Fulci, al quale non piace vano gli interventi frequenti e fuori luogo sul set da parte dello sceneggiatore Claudio Fragasso. Si tratta di un filmaccio brutto e con effetti ridicoli , neppure buono per essere considerato trash e che presenta forse, la sequenza più di cattivo gusto della cinematografia italiana: mi riferisco al punto in cui Mattei (regista) e Fragasso (sceneggiatore) compaiono in scena nel la parte di due soldati che bruciano in un inceneritore un cadavere dalla pancia spropositatamente gonfia, che ricorda da molto vicino le fattezze fisiche del compianto Fulci; dovete sapere infatti che in quel periodo il regista , a causa del diabete, soffriva di una forma aggravata di ritenzione idrica che gli aveva causato appunto un enorme gonfiore del ventre. Che altro aggiungere! Oramai il povero Lucio è in disarmo (fisico ed economico) l'anno seguente ha una leggera ripresa (artistica) dirigendo il giallo-splatter 'Quando Alice ruppe lo specchio' in cui racconta le gesta di un pazzo maniaco che adesca, tramite inserzioni sui giornali, ricche ed attempate signore per poi ucciderle e rubarne gli averi. Girato con pochi mezzi il film, voluta mente esagerato, è adatto soprattutto agli amanti dello splatter, si sprecano infatti scene di smembramenti e perfino di cannibalismo. Con pellicole come queste Fulci si è guadagnato l'appellativo di 'artigiano dell'orrore'; probabilmente se avesse avuto più mezzi a disposizione questo regista avrebbe saputo regalare molto di più all'horror italiano. Non mancano però i soliti difetti, abbastanza evidenti, che 'rovinano' in parte il film, tra cui una recitazione al solito scadente ed alcune sequenze pseudo-comiche piuttosto inadatte e fuori luogo. Lo stesso anno il regista firma un altro dei suoi peggiori horror, 'Il fantasma di Sodoma - Sodoma's ghost'. A metà tra l'erotico e l'orrore Fulci , in questa pellicola, da il suo peggio dirigendo uno dei suoi più brutti film, e anche uno dei peggiori della filmografia italiana di genere. Interpreta to malissimo da scadenti attori, involontariamente ridicolo e assolutamente privo di scene si sangue, a cui il regista solitamente ci ha abituato. La trama poi è senza senso e priva di nesso logico. Lucio non sembra più in grado di ritrovare la sua vena creativa, anche il seguente 'Demonia' (1990) è un mezzo disastro. La sceneggiatura è tra le peggiori mai viste in assoluto e la fotografia (piatta ed opaca, con tant o di involontarie "sfocature"..) riesce a rovinare perfino le pochissime co se buone fatte dal 'maestro' in questo film. Purtroppo questa pellicola macchia ulteriormente la carriera del nostro amato regista, che nel film in questione si ritaglia anche il ruolo di protagonista interpretando il commissario di polizia incaricato delle indagini. Arrivano poi degli insperati finanziamenti dalla rete televisiva privata Reteitalia, per la quale Fulci realizza due film sul tema delle 'dimore maledette': il primo è 'La dolce casa degli orrori' in cui due bambini, grazie ai loro poteri paranormali, scoprono chi è l'assassino dei genitori. Purtroppo però con questo film il 'maestro' Fulci tocca veramente uno dei punti più neri della sua filmografia (ai livelli cioè dei precedenti 'Zombi 3' e 'Sodoma's ghosts'); è una pellicola penosa con una trama che non s tà in piedi, una recitazione agghiacciante ( specie quella dei due bambini ) ed alcune scene veramente abominevoli (una su tutte quella della ruspa indemoniata) . Il film doveva forse essere il tentativo di miscelare l'elemento comico con quello horror, ma 'l'opera' non fa né ridere né paura ma solo ... piangere. Più volte il buon Lucio ha affermato che alcuni film li fece solo per motivi 'alimentari', credo che questo sia uno di questi. Il secondo è 'La casa nel tempo' storia di due ragazzi e una ragazza che decidono di rapinare una grande villa abitata da due vecchietti soli, ma il furto non va a buon fine e tutto finisce in una mare di sangue. Decisamente miglior e del primo, alcune trovate originali e alcune buone scene splatter lo rendono perlomeno guardabile dall'inizio alla fine, senza mai farlo scadere nel ridicolo. Si arriva così al 1990 anno in cui Fulci dirige un film bizzarro dal titolo 'Un gatto nel cervello', una sorta di storia autobiografica in cui un regista di film dell'orrore smarrisce i confini tra fantasia e realtà e si affida alle cure di uno psichiatra; questi però è un pazzo criminale che si macchia di efferati omicidi convincendo il suo povero paziente di essere lui il vero assassino Uno film inventivo, con una trama un po' risicata e con attori non propri o all'altezza (e se Fulci, che qui interpreta se stesso, si può perdonare perché non è un attore professionista, David Thompson, che fa la part e dello psichiatra, nella sua scadente interpretazione non ha scusanti); da veder e però per alcune ottime scene splatter tratte dai più famosi film del regista ( alcune di queste sono anche inedite ). L'anno seguente è ancora thriller-horror con 'Voci dal profondo' in cui un ricco finanziere, morto in circostanze misteriose per un'emorragia interna, vuole fare luce sul proprio omicidio e si mette in contatto "medianico" con la figlia Rose, l'unica ad avergli voluto veramente bene in vita, la quale scoprirà grazie alle indicazioni del padre la verità. Si tratta di un discreto giallo soprannaturale, in stile 'Sette note in nero', tratto da un racconto del regista stesso e diretto con il suo inconfondibile stile. Fulci si ritaglia il solito cameo, interpretando la parte di un patologo che svolge l'autopsia sul cadavere del protagonista. Anche se gli effetti speciali non sono molti, gli interpreti non entusiasmano e la sceneggiatura ha spesso dei cosiddetti "buchi", possono sicuramente apprezzarsi alcune buone sequenze, quasi degne dei suoi primi gialli. Si può definire l'ultimo horror girato dall'inventore italiano del gore . Dopo alcuni anni di sofferenza, la malattia se lo porta via ed il cinema dell'orrore italiano perde uno dei suoi più grandi rappresentanti. Poco prima di morire Fulci stava lavorando ad un progetto in collaborazione, niente di meno che con Dario Argento che lo avrebbe portato a dirigere 'MDC: maschera di cera'; ma poi, a causa dell'improvvisa morte del regista, il film fu affidato a Stivaletti. C'era molta curiosità per vedere Fulci a l lavoro finalmente con un budget apprezzabile e in collaborazione con l'altro grande del cinema di genere italiano Dario Argento, ma purtroppo non fu possibile. Fino alla fine della sua carriera Fulci è sempre stato tartassato dai critici italiani, che non capivano la sua arte ed anche il pubblico nostrano face va fatica ad apprezzarne le doti, quando però il 'maestro' riuscì a far conoscere le sue opere nel resto d'Europa (soprattutto in Francia) ed in America ebbe molto successo, ottenendo la stima di registi famosi come Tarantino, Cliv e Braker e Joe Dante e facendolo in parte riscoprire anche in patria. Fulci amava definirsi 'il regista-zombi', 'l'unico che è stato riscoperto da vivo'. Purtroppo per lui questa 'riabilitazione' da parte della critica (e di parte del pubblico) italiana avvenne troppo tardi, facendolo risultare un altro dei geni incompresi del nostro cinema.
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