VALERIA E NICOLAS

Incontro Valeria e Nicolas a Palermo in un piovoso pomeriggio domenicale di fine gennaio, prima che si apprestino a salire sul palcoscenico del Teatro Al Massimo, nell’ultima replica (in città) del musical di Beppe Dati, Robin Hood, di cui sono interpreti in questa stagione, l’una nel ruolo di Lady Marian, l’altro nel ruolo di fra’ Tuck.
Anche se giovani, sono entrambi artisti di grande esperienza teatrale e televisiva. Valeria (milanese, 29 anni) si è fatta conoscere dal grande pubblico nella prima edizione di Saranno famosi, trasmissione culto che dall’edizione successiva ha preso il titolo di Amici. Da lì il suo innato talento ha preso il largo, permettendole di affrontare il teatro di prosa, quello musicale, il cinema, la fiction e la conduzione in tv. E’ alla sua terza esperienza in un musical, dopo Sette spose per sette fratelli de La Compagnia della Rancia e Datemi tre caravelle al fianco di Alessandro Preziosi. Nicolas (bolognese, 32 anni ) è un cantante-attore che ha permesso, anche lui, al suo talento di esprimersi sotto varie forme : fiction, letture radiofoniche per Radio Rai e naturalmente tanto teatro. Dotato di una calda voce baritonale, nel suo curriculum c’è anche l’incisione di un disco insieme a un coro di alpini della Brigata Julia. E’ stato recentemente interprete di un delizioso ed ironico Capitan Uncino, nel musical di Bennato, Peter Pan, nell’edizione di cui era protagonista Massimiliano Pironti.
Entrambi con molta disponibilità si “confessano” a cuore aperto agli “Amici del musical”: ci parlano della gratificante occasione data loro da questo musical, delle loro passate esperienze professionali e delle loro ambizioni per il futuro.

Ciao Valeria, ciao Nicolas. In questo momento siete in scena insieme nel musical Robin Hood. Ma come e quando nasce la vostra passione per l’Arte?
Valeria: Per quanto mi riguarda, sono cresciuta in un ambiente teatrale. Infatti ho una zia paterna, Maria Rosa Monetti che, a livello amatoriale, è regista ed attrice; suo marito, Franco Eccellenza, è un importante drammaturgo e critico teatrale. Io sono sempre stata orgogliosa di loro. Quindi, diciamo, fin da piccola, dall’età di otto anni, mi trovavo a frequentare il Teatro dei Filodrammatici di Milano ed a assistere a delle letture drammatizzate. Per una bambina non sono proprio la cosa più leggera, ma io e mia cugina sedevamo in platea e bene o male riuscivamo a stare in silenzio ed a ascoltare. Quindi, sono sempre stata attratta dalle scene; ma allora non pensavo che le avrei calcate.
Quando hai iniziato a studiare?
V.: Tutto è cominciato quando mi sono trasferita a Cava de’ Tirreni da Milano, all’età di tredici anni. Ero in terza media, ero sola e cercavo un’occasione di aggregazione (a quell’età è difficile ambientarsi in una nuova realtà) : cominciai, quindi, a seguire un corso di recitazione. Era un laboratorio privato in cui c’erano pochi ragazzi seguiti da un’insegnante. E da lì ho cominciato a capire che quella poteva essere la strada per me.
E tu, Nicolas?
Nicolas: Io, invece, ho messo piede su un palcoscenico per la prima volta a quattro anni. Cantavo in un concorso per piccoli talenti che si svolgeva in Belgio, Paese in cui sono nato. E da lì è nata la mia grande passione per il canto, anche perché, nella mia famiglia, tutti cantavano: dai miei nonni, a mio padre, a mia madre;tutti con bellissime voci. La musica si è sempre sentita in famiglia.
Quando, invece, hai iniziato a recitare?
N.: La passione per il teatro è arrivata in un secondo tempo. Frequentavo le superiori ed entrai a far parte di un gruppo teatrale amatoriale, fatto da studenti della stessa scuola (Non solo ragionieri, n.d.r.). Quindi, finita la scuola, mi aggregai a un gruppo di attori dilettanti e con loro cominciai a fare i primi spettacoli. In seguito mi trasferii a Roma per studiare recitazione nella scuola di Giulio Scarpati. In seguito ebbi una pausa perché le cose non andavano bene e allora cominciai a fare un altro lavoro. Ma il destino non ha tardato a darmi la grande occasione. Cinque anni fa fui chiamato per la parte di Cassio nell’ Otello Rock; dopo arrivarono altri musical e altre proposte grazie alle quali ho messo alla prova le mie capacità di attore. Ed oggi eccomi qua con questo musical.
La passione per il musical, in particolare, per te Valeria come nasce?
V.: La scuola che iniziai a frequentare era diretta dalla maestra Santacroce, mamma di Renata Fusco, una delle più grandi performer italiane. Vedendo lei, sono cresciuta col sogno di potere, un giorno, recitare in un musical e di entrare anche a far parte de La Compagnia della Rancia che, all’epoca, era l’unica che produceva questo genere teatrale. Quindi studiavo recitazione, ma anche canto e danza. Purtroppo ho cominciato a studiare danza tardi: il fisico ti segue per un po’, ma poi va per la sua strada… La grande occasione fu per me la partecipazione a Saranno famosi; e da lì la mia carriera teatrale prese avvio: Raffaele Paganini mi vide ed insieme a Saverio Marconi e Michele Renzullo decise di provinarmi. Attesi un po’ per la risposta, ma il ruolo di Milly in Sette spose per sette fratelli , alla fine, fu mio!
Pensi, quindi, che Saranno famosi ti abbia aiutata a raggiungere più facilmente il successo e a diventare una protagonista del mondo dello spettacolo a tutti gli effetti?
V.: No! E dico no, perché con quella partecipazione avevo già raggiunto la punta del mio iceberg, l’apice della popolarità; in seguito, iniziando a fare questo lavoro, ho scoperto tutto quello che sta sotto…
E per te Nicolas, come nasce la passione per il musical?
N.:Il colpo di fulmine è arrivato per me un giorno in cui andai a vedere in teatro la commedia musicale Gigi (tratto dal celebre film musical, vincitore di 9 premi Oscar nel 1958, n.d.r.); e sul palcoscenico vidi esibirsi insieme artisti del calibro di Maria Laura Baccarini, Gianluca Guidi, Ernesto Calindri, Isa Barzizza…
Sarebbe bello se fosse riportato in scena…
N.:E’ proprio quello, infatti, il mio sogno: prendervi parte, un giorno. In questo musical si canta, si balla, si recita, è elegante, è bello (ho una grande passione per il Bello..). Ma fare musical in generale è bello, perché si ha il meglio delle tre discipline….
Sei entrato in compagnia in questa stagione, nella ripresa della nuova tournée. Hai avuto difficoltà ad inserirti in questo gruppo già formato? E con chi ti sei trovato meglio sulla scena? E con chi fuori?
N.: Io sono entrato per sostituire una persona che all’ultimo momento ha dovuto abbandonare il gruppo, Pippo Cangiano. E in due giorni ho preparato la parte di fra’ Tuck e sono andato in scena…
Come hai fatto?
N.: La paura mi ha aiutato tantissimo; ma anche i compagni di lavoro che ho trovato: mi hanno subito voluto bene…Poi penso, grazie al mio carattere, sono riuscito a portare anche un po’ di ottimismo in più rispetto al clima che si era instaurato nella precedente tournée. E questo in scena traspare…Con Valeria mi trovo molto bene fuori dalla scena, ma purtroppo (ride) sulla scena abbiano solo un piccolo momento ; e noi ce lo ricreiamo con cura…ed ogni volta sono dei bellissimi sguardi (ride ancora…)!! Anche con Simone Sibillano (Guyo) mi trovo benissimo: è il mio compagno di camerino. E Manuel è un maestro dal quale si impara in continuazione .
Valeria, tu sei più che brava nelle tre arti dello spettacolo: canti, danzi, reciti e fai tutto con molta disinvoltura. Pensi che sia il musical il tuo futuro?
V. Non credo di appartenere fino in fondo a questo genere teatrale :io, infatti, mi sono sempre sentita più a mio agio nella recitazione, anche se talvolta mi viene più semplice cantare. Se dovessi scegliere tra le tre discipline, la recitazione sarebbe quella vincente, anche a costo di rinunciare alle altre due. Mi vedo molto nel teatro di prosa, ma anche il cinema mi piace: spero, un giorno, di poterlo fare seriamente.
Che differenze tra la recitazione teatrale e cinematografica?
V.: Enormi. Purtroppo, non posso parlare con piena cognizione perché ho provato il cinema solo in due piccole occasioni. Posso, comunque, dirti che in teatro le emozioni che vivi sono dovute al fatto che hai un riscontro quotidiano col pubblico e sempre con un pubblico diverso; ed è questo che ti stimola ogni sera a replicare sempre la stessa cosa. Nel cinema, in un film, girata la scena, finisci lì; ma considero, comunque, che nel cinema si possano vivere emozioni diverse, ancora maggiori. Basta fare questo insomma: poi le emozioni te le crei tu!
Anche tu Nicolas ti sei cimentato in teatro e nella fiction. E quindi, anche a te la stessa domanda.
N.: Io personalmente preferisco la scena teatrale a quella cinematografica, perché a me piace avere il polso della situazione . Quindi, il teatro ti permette in base a quello che senti dal pubblico ed in base a come si svolge la scena, di poter in un attimo aggiustare il tiro e far sì che lo spettacolo sia diverso e migliore ogni sera.
Valeria, parlaci del tuo attuale personaggio, Lady Marian. Quali le differenze con Beatrice di Bonadilla di Datemi tre caravelle e Milly di Sette spose per sette fratelli, interpretate da te in precedenza?
V.: Sono dolci e determinate tutte e tre. Ma Milly sicuramente è la più donna; è la “donna-uomo”, padrona di casa, che deve gestire sette uomini e deve gestire ogni situazione. Lo stesso si può dire per Marianna: lei potrebbe essere, nell’immaginario, la principessina, quella che viene trasportata dalla volontà degli altri e da quello che succede intorno a lei. Invece, nel nostro musical, è la stessa Marianna che come Milly, cerca di condurre il suo uomo, Robin, lungo il suo cammino. Ed in qualche modo diventa direttrice della situazione. Beatrice è una bimba fondamentalmente, che si trova al fianco di un grande personaggio quale Cristoforo Colombo. E quindi, io l’ho sempre interpretata come una giovane donna innamorata: mentre nelle altre due c’è una grande spinta d’animo, il bisogno di sapere il loro destino, in Beatrice tutto dipende da questo grande amore.
Nicolas, ed il tuo Fra’ Tuck com’è?
N.: Il personaggio è un po’ cambiato rispetto alla scorsa edizione di Robin Hood, quando lo interpretava Lello Abate. Lui era quasi un padre per Robin; il mio Fra’ Tuck ha le fattezze di un fratello maggiore. Nei due casi, comunque, è un personaggio saggio, che ha vissuto un passato avventuroso. Ora egli è un religioso, ma è stato un soldato, un combattente, che ha anche avuto tante donne. E che rivede il suo passato burrascoso in Robin Hood.
E’ la “coscienza” di Robin?
N.: Sì, è la sua “coscienza”, ma ancor di più, è una guida per lui; è un “fratello” che ha avuto le sue esperienze e cerca di non far ripetere i suoi stessi errori a Robin.
Tu riesci a portare la tua personalità sul palcoscenico?
N.: Sì, c’è sempre un po’ di Nicolas nei miei personaggi. Per ora c’è Nicolas in fra’ Tuck per esempio… Io mi sono creato il mio personaggio non in quei due giorni di prova, ma pian piano , attraverso le indicazioni della produzione e del regista, che in questo secondo allestimento è stato Fabrizio Angelini.
Cosa significa oggi fare musical in Italia? Quali le difficoltà che un artista di musical deve affrontare?
N.: Fare musical in Italia oggi significa innanzitutto ingoiare tanti rospi ( ride ) e fare tanti sacrifici!Le produzioni non sono moltissime, mentre, invece, i talenti sono tantissimi. E quindi, ci troviamo sempre a dover lottare molto per avere delle belle occasioni, per esempio come quella di adesso, con Robin Hood. Il pubblico va anche un po’ svecchiato ed ancora educato a questa nuova forma di espressione che è il musical in Italia. Infatti, all’estero la cultura del musical è completamente diversa. In Italia ci sono poche produzioni e pochi mezzi. Forse con l’arrivo di queste nuove produzioni dall’estero come la Stage E. le cose cambieranno.
Valeria, ci hai detto che sei nata a Milano e poi a tredici anni ti sei trasferita a Cava de’ Tirreni. Sul palcoscenico esprimi più la tua anima milanese o la tua anima napoletana?
V.: Purtroppo penso quella milanese! Dico purtroppo, perché anche se sono felice di essere nata in una città come Milano, stimo molto il gusto e lo stile campano; anzi lo adoro! Vorrei tanto saper parlare in dialetto: è una lingua, un linguaggio che mi appartiene poco, purtroppo. Adoro Napoli, adoro la mia provincia ( n.d.r. Salerno)……Continuo a dire di abitare nel posto più bello del mondo, anche come spirito….Ma purtroppo la mia formazione caratteriale è molto “nordica”….
Sei molto riservata?
V.: Sì. Ed in scena ci metto un bel po’ a regalarmi, avendo un carattere un po’ chiuso. Da qui, quindi deriva il mio “purtroppo”!
Nicolas, tu sei un baritono naturale. Pensi che per te dal punto di vista vocale sia difficile farsi avanti nel mondo del musical?
N.: Fortunatamente, devo dirti che con un po’ di tecnica a volte si riescono a toccare delle note un po’ più alte. Finora, comunque, avendo fatto personaggi come Capitan Uncino in Peter Pan, Cassio in Otello rock, Fra’ Tuck ora, la mia voce più profonda di altre mi è stata utile, e quindi per adesso mi è andata bene…; per la mia voce i ruoli comunque ci sono, e spero le offerte arrivino.
Qual è la musica che ascolti di più? Ti ispiri a qualche cantante?
N.: Sono amante dello swing, del jazz, ed amo Frank Sinatra, la sua eleganza, la sua classe, la sua capacità vocale; ha una grande estensione, ma al tempo stesso un calore, un timbro che pochi riescono ad avere….
Anche il sentimento…..
N.: Sì , proprio così….
Valeria, in passato hai lavorato nel musical accanto a Raffaele Paganini, Michele Carfora, Alessandro Preziosi. Ed oggi ritorna al tuo fianco in scena Manuel Frattini. Un aggettivo per definire ciascuno dei tuoi partner sulla scena?
V.: Sì,ti rispondo: ho baciato Raffaele Paganini, ho baciato Michele Carfora, ho baciato Alessandro Preziosi, ho baciato Manuel Frattini (ride)! Sono stata sulla scena la donna di questi quattro uomini. Ed ho avuto queste grandi fortune lavorative. Quello che posso dire è che ho cercato di assorbire, di prendere il più possibile Arte da loro, perché avevano tutti e quattro grandi cose da offrirmi. Una parola per poter definire tutti è Carisma (al di là della preparazione che porta in scena ognuno di loro ovviamente): è la prima cosa che mi viene in mente, perché non sarebbero loro senza quello.
Nicolas, in tournée si trascorrono molti mesi insieme in giro per l’Italia. Hai qualche aneddoto o fatto divertente da raccontare, successo in compagnia in questa tournée?
N.: Sì, aneddoti ce ne sono, perché bene o male in scena può succedere di tutto. Ma la cosa più bella di una tournée è che si vive una specie di Grande Fratello. Si sta tutti insieme, non 24 ore su 24, ma quasi….Si impara quindi a conoscere gli altri, ma anche a modulare ed a conoscere se stessi. La convivenza per me è una grande lezione di vita. Fortunatamente in questa tournée c’è un bellissimo gruppo e ci divertiamo molto in scena. Ed il pubblico questo lo avverte…
Ad entrambi: il ruolo ed il musical che sognate da sempre, e l’attore/attrice di musical (o di cinema) che vorreste avere come partner al vostro fianco.
V.: Non sono mai riuscita a rispondere a domande del genere.
Un regista, neanche?
V.: No. Non perché non abbia delle preferenze, ma solo perché ognuno ti può dare un’esperienza diversa e ti può far crescere in modo diverso. E non lo dico neanche perché voglio precludermi qualcosa; ma penso che anche il meno considerato da me , se io lavorassi al suo fianco, potrebbe darmi tanto, perché ho ancora veramente tanto da imparare.
N.: La cosa bella di questo mestiere è la passione, e quindi, a me succede che se vedo un film di Virzì , dico : “vorrei lavorare con Virzì…”; se vedo un musical di Saverio Marconi: “ vorrei lavorare con Marconi…”.Il mio sogno resta comunque quello di interpretare Gaston Lechaille in Gigi: quello sarebbe il traguardo per me! Ma ci sono tantissime altre cose che amerei fare…
Avete degli hobby particolari? Come trascorrete il tempo quando non siete in scena?
V.: Mangiando…
N.: E girando per negozi facendo shopping. E poi facebook (ride), io! Valeria no…
Cosa vi sentite di consigliare a un giovane che vuole intraprendere la carriera teatrale?
V.: Avere le idee chiare innanzitutto… Si va a fare un lavoro che comporta tanti sacrifici, nella sfera privata soprattutto. Questo mestiere è una scelta di vita e non lo si deve scegliere solo per seguire la moda del momento…E lo dico proprio io che provengo da una trasmissione come Amici ( nella prima edizione Saranno Famosi, n.d.r. , che in questi anni ha invogliato tanti giovani ad intraprendere la strada dello spettacolo…
N.: Per fare questo mestiere bisogna studiare, fare tanti sacrifici; ed in più bisogna essere motivati dalla passione, dall’entusiasmo e dalla curiosità. Oggi in televisione si vedono “programmi”: queste non sono scuole! E poi non bisogna andare alla ricerca della notorietà effimera che solo certa tv può dare. Se si è spinti da quello, allora conviene cambiare mestiere.


L’intervista con i nostri amici termina qui, con Valeria che esclama:” Ehi, ma sono le 16-30… è tardi! Abbiamo la convocazione…altrimenti ci multano!”. A questo punto rimane solo il tempo di una foto e di una dedica sulla locandina, con la promessa di rivederci al prossimo spettacolo.
Grazie ragazzi, è stato un piacere fare questa bella chiacchierata con voi! Buona fortuna!E Nicolas, ricordati: alla prossima voglio ascoltare All the way di Sinatra dalla tua voce!

Enza Adriana Russo

(intervista realizzata a Palermo il 31 gennaio 2010)