SIMONE GIUSTI: TEATRO E MUSICA, CHE PASSIONE!

Simone Giusti, musicista, produttore e operatore teatrale è il fondatore della Compagnia Teatrale "Rock-Opera", dei cui spettacoli ha curato produzione e direzione musicale. Dopo "Joseph e la Strabiliante Tunica dei Sogni in Technicolor", "Musical Greatest Hits", "Cannibal" e altre interessanti produzioni, Rock-Opera tornerà sui palcoscenici con un nuovo revival di Jesus Christ Superstar, già presentato in anteprima la scorsa estate al Festival della Versiliana.

Come è nata la tua passione per il musical?
Sono un musicista con un grande amore per il teatro. Quando ho scoperto che le due cose erano coniugabili sono stato ‘folgorato’. Successivamente, qualche viaggio a Londra ha contribuito a farmi uscire letteralmente di testa.

Com'è nata la Compagnia Rock Opera?
Rockopera è nata per gioco, da un gruppo di amici con la voglia di aggiungere qualcosa ad una performance musicale. Nel momento in cui i nostri spettacoli hanno cominciato a riscuotere consensi alcuni di noi hanno deciso di intraprendere la strada del professionismo, così ci siamo strutturati sul piano della produzione teatrale così come nell’offerta di servizi formativi.

Quali sono stati i primi spettacoli prodotti?
Nel 1998 realizzammo un primo allestimento di “Jesus Christ Superstar” con quel ‘poco’ che avevamo in casa … belle voci, band dal vivo … Il sogno è durato qualche anno, in tour con uno spettacolo che ci dava molte soddisfazioni e ci permetteva di raggiungere teatri sempre più prestigiosi.

Quali sono le grandi difficoltà che una giovane compagnia che vuole produrre musical deve affrontare in Italia?
Le difficoltà sono immense. Il mondo del teatro è vecchio e stantio e poche persone si dividono le piazze disponibili. Poi ci sono i contributi degli enti pubblici, o meglio la loro assenza. A questo puoi aggiungere le difficoltà che si incontrano nel rapporto con il pubblico, quando si presentano prodotti qualitativi, ma senza nomi ‘famosi’ in cartellone.
In poche parole … meglio lasciar perdere …

Raccontaci l'esperienza di "Joseph e la Strabiliante Tunica dei Sogni in Technicolor", primo musical di Andrew Lloyd Webber rappresentato ufficialmente in lingua italiana.
Joseph è stata sicuramente un’esperienza indimenticabile. Sostenuti anche da una beata incoscienza, avevamo pensato di portare in Italia un titolo mai rappresentato, che all’estero è ormai un ‘cult’. Lo spettacolo aveva tutti i numeri per essere un successo: lo score è entusiasmante, la storia avvince, è spiccatamente ironico ed è una grande ‘family-story’. L’allestimento italiano, grazie alla regia brillante di Claudio Insegno aveva aggiunto un po’ di gags in stile italico ed il pubblico si divertiva moltissimo. Sul piano artistico avevamo un’orchestra di 12 elementi, un cast straordinario di interpreti che cantavano veramente ! (nota polemica …), playback free, nessuna base o coro registrato, un coro di bambini in scena. Il grande limite di questo spettacolo è stato proprio il suo titolo… poco conosciuto per il grande pubblico.
Del resto il pubblico italiano è estremamente diffidente dopo anni di mega-karaoke con attori di fiction e ballerini senza microfono mentre sulle basi scorrono soavi tessuti vocali registrati con super cori polifonici.
La cosa della quale sono entusiasta è il fatto che “Joseph ..” viene oggi rappresentato da molte compagnie amatoriali che utilizzano i testi italiani e si ispirano al nostro allestimento. Ciò significa che abbiamo lanciato un piccolo sasso che qualcuno sta raccogliendo.

La vostra storia è contraddistinta dalla messa in scena di due grandi musical di Andrew Lloyd Webber, quali sono le caratteristiche che hanno fatto di questo compositore uno dei grandi della storia, nonché sicuramente quello che attualmente ha più successi all'attivo?
Webber è stato il primo che ha saputo coniugare il rock e la musica sinfonica. Un esperimento riuscito che ha saputo dare alla musica del ‘demonio’ una grande dignità ed una dimensione teatrale. Questo è il suo più grande merito: quello di aver reso il rock ‘rispettabile’.

Il vostro nuovo Jesus Christ Superstar arriva dopo due grandi edizioni di successo in Italia, quella della Munizione/Planet Musical che riuscì a coinvolgere il grande Carl Anderson in una delle sue ultimissime interpretazioni, e quella della Rancia, per la prima volta in italiano e con una messa in scena molto innovativa e 'atipica'. Quale elemento "ruberesti" ai due Jesus precedenti e in cosa invece la vostra edizione si vuole differenziare?
Il nostro allestimento si basa su ingredienti semplici e genuini, come le ricette di una volta. Si potrebbe parlare di un’edizione ‘filologica’ nella quale la musica è al centro della rappresentazione. Ci sono ottimi solisti e l’allestimento ricorda l’essenzialità della versione cinematografica. E’ un’edizione che non dispiacerà agli irriducibili puristi. Ho apprezzato molto l’edizione della Rancia nella regia di Fabrizio Angelini. Giovani interpreti, molto motivati ed un adattamento italiano che a dispetto di quanto si poteva supporre non ha scontentato nessuno, perché ben realizzato. Sono comunque convinto che un’opera senza tempo come Jesus… annoveri tra i suoi fans tante persone che amano riascoltarlo nella versione originale. Sono un convinto sostenitore delle traduzioni, ma credo che Jesus… sia un caso a parte !

Come vedi il presente e il futuro del musical italiano?
L’unica speranza è da riporre nell’arrivo delle grandi produzioni straniere. Solo queste potranno insegnare al pubblico italiano cosa voglia dire allestire un vero musical e di quali professionalità ci sia realmente bisogno. E’ una scuola dalla quale possiamo solo imparare. Non vorrei essere tacciato di semplicismo, ma non si tratta solo di una mera questione di budget. Il musical è un mix di tante componenti alle quali si richiede l’eccellenza, ma finché continueremo a realizzare musical senza musica dal vivo di che cosa stiamo parlando ? E’ come se al posto dei ballerini proiettassimo un bel video… potremmo forse parlare di balletto ??

In occasione del decimo anno del nostro sito abbiamo lanciato un sondaggio a premi che ha decretato il "Musical dei Musical". A parte Jesus, che sappiamo essere il tuo grande amore, qual è secondo te il Musical dei Musical?
La scelta è ardua. Sicuramente ho amato molto “Les Miserables” per la sua forte carica epica a sostegno di un ‘libretto’ eccezionale (1800 pagine, nel testo originale di Hugo!!) . Personalmente amo questo tipo di partitura, e non impazzisco per il Broadway old-style. Tra gli score più innovativi annovererei certamente ‘Rent’, un testo ed un intreccio geniali, su una partitura brillante ed essenziale.
Grazie per questa occasione Franco … mi sento lusingato!! Ti aspetto in teatro !!

Grazie a te e In Bocca al Lupo a Rock-Opera!

Franco Travaglio