DANIELA POBEGA, LEONESSA ITALIANA A MADRID

Abbiamo avuto la fortuna di vederla lo scorso luglio. La sua interpretazione è piena di energia, emozione, personalità e bravura, un miracolo che si incontra solo quando un sogno prende vita. E il suo sogno con la S maiuscola l'ha coltivato, accudito, fatto crescere e cullato per tanti anni, finché si è avverato, ed ora è una bellissima realtà del teatro europeo, che dà orgoglio al teatro musicale italiano che ha lanciato e apprezzato questo talento internazionale. Dal 21 ottobre 2011 Daniela Pobega è Nala a Madrid ne "El Rey León" di Stage Entertainment España. Le abbiamo chiesto di parlarci della sua magica esperienza.

Ci racconti nel dettaglio come è iniziato il tuo viaggio nel mondo di El Rey León, dalle audizioni agli attuali successi?

E' iniziato parecchi anni fa quando vidi lo show a Londra e me ne innamorai.
Ne avevo sentito parlare moltissimo da alcuni miei colleghi che mi dicevano: "Devi vedere questo spettacolo e tu saresti perfetta per essere Nala".
La prima volta che lo vidi non era Nala il mio obiettivo principale, sicuramente un sogno, ma non l'obiettivo.
L' obiettivo era un giorno poter far parte di questo musical ed ero letteralmente disposta a fare qualsiasi cosa nello spettacolo, lo dicevo sempre: dall'erba ("Grassland"), agli uccellini (le "bird ladies"). Perchè non dovete dimenticare che l'ensemble in questo show, è fondamentale.
Quando nell'ottobre 2010 sono stata con "Pinocchio" a New York sono ritornata a vederlo per la sesta volta e ho avuto la fortuna di conoscere l'attore che interpreta la iena a Broadway che mi disse dell'intenzione di aprire Lion King a Madrid. Mandai il curriculum però non ricevetti nessuna risposta. Non dimentichiamo che avevo anche fatto le audizioni anni prima in Germania, dove mi avevano chiamata per ensemble e cover Nala, e a Londra per ensemble.

Ma l'Universo mi ha dato molto di più di quello che ho chiesto!!!
Alcuni mesi dopo (in aprile), capitai sul sito della Stage Entertainment spagnola e vidi che le audizioni erano ancora aperte e così rimandai il curriculum. Questa volta mi richiamarono pochi giorni dopo, dicendo che stavano ancora cercando Nala e che il ruolo richiedeva una persona con le mie caratteristiche fisiche.
Ora volevano anche vedere le caratteristiche artistiche e così, mentre ero a Roma con lo spettacolo "Flashdance", mi fu chiesto di mandare prima una registrazione di "Shadowland" in spagnolo e poi un video accompagnata da un pianista.
Dopo varie vicissitudini, a giugno venni chiamata per fare finalmente l'audizione a Londra, per la prima volta, di fronte agli americani, perchè sia in Germania che a Londra non ero mai arrivata di fronte a loro...e così è stato.
Il mio sogno si stava avverando. Forse lo sentivo. Sicuramente lo speravo! Dopo una setttimana mi dissero che ero Nala ne "El Rey León" di Madrid.

A un anno dall'inizio di questa tua importante esperienza qual è il tuo bilancio?

Un anno è volato! mi sembra ieri che abbiamo debuttato.
E come mi succede spesso alle prime, sono talmente concentrata che poi non ricordo nulla.
Ricordo sicuramente l'emozione finale quando sul palcoscenico sono saliti Julie Taymor, Joop Van Den Ende, Tim Rice, etc...
Dopo un anno mi sento di dire che siamo tutti cresciuti moltissimo, i nostri personaggi sono cresciuti.
Inizialmente sentivo molto la pressione della lingua e delle aspettative dei madrileni.
Un sacco di spagnoli hanno fatto l'audizione per questo che è il musical di maggior successo al momento a Madrid, ma quello che gli americani cercavano era un cast internazionale e credo che, alla fine, il pubblico esce dal teatro emozionato, soddisfatto, commosso ed è questo l' importante.
Quindi il mio bilancio è sicuramente positivo. Anche perché è una gran esperienza di vita, anche soltanto per il fatto che per la prima volta in un cast ci sono così tante culture a confronto.
Ora è il momento di goderselo appieno.

Che feeling si è creato con gli altri interpreti principali?

Ho un bellissimo rapporto in particolar modo con i due attori che interpretano Simba (Carlos Rivera) e Scar (Sergi Albert).
Carlos è un partner di lavoro eccezionale, sempre attento, presente in scena, sempre pronto a risolvere qualsiasi difficoltà e con Sergi ho un po' meno di interazione rispetto a Carlos però è un gran sostegno a teatro e fuori dal teatro. Ed entrambi sono due grandi professionisti.

In che misura i ruoli da te affrontati in Italia ti hanno aiutato ad interpretare Nala?

Turchina è un ruolo totalmente differente rispetto a quello di Nala, ma io cerco di portare in scena con Nala la "luce" che io vedevo nella mia Turchina e anche la determinazione di Turchina nel salvare Pinocchio; Nala ha la stessa determinazione nel lasciare la famiglia per salvare la sua terra.
Nel meraviglioso numero che avevo in "Flashdance" sul pannello della tigre, già mi avvicinavo all'essere felina, da tigre a leonessa! A parte gli scherzi, forse Keisha ha un passato doloroso come quello di Nala. Voglio ritrovare nalla mia Nala la forza della mia Keisha.

C'è una caratteristica del teatro spagnolo che vorresti esportare in Italia?

Del teatro spagnolo, ciò che mi ha colpito di più è un ottimo lavoro di ufficio stampa. Una promozione impeccabile: in televisione, su riviste locali, quotidiani locali, autobus, manifesti nella metropolitana, per la strada, canali appositi su internet, social network.
Ovunque ti giri: El Rey León. Solo dopo arriva il passaparola.
Inoltre, forse quello che manca in Italia è la gente disposta a muoversi per vedere uno spettacolo. Certo, Madrid è una capitale con tanto turismo, ma ogni giorno ci sono anche pullman con persone provenienti da tutta la Spagna venute appositamente per vedere lo spettacolo. La gente si sposta per vedere l'arte, non aspetta solo che arrivi sotto casa.

C'è invece una caratteristica del teatro italiano che ti manca a Madrid?

In Italia c'è sicuramente maggior puntualità e precisione.

Quali maestri della tua carriera e formazione sono stati secondo te fondamentali per affrontare lo spettacolo e il ruolo dei tuoi sogni?

Fondamentale per la mia preparazione vocale, lo dico sempre, Shawna Farrell, con la quale, anche se non continuatamente, ho avuto la possibilità di studiare da privatista per un periodo, purtroppo mai frequentando la scuola di Bologna, però il mio salto vocale l'ho fatto con lei.
E, forse fondamentale per la mia determinazione, Mary Setrakian, insegnante in Italia e a New York, che è stata una delle prime persone a dirmi che avrei dovuto "audizionare" per Nala. Ed io pensai "se me lo dice una persona come lei, forse sono davvero adatta e potrei davvero puntare non solo allo show ma addirittura a Nala...".
In uno stage suo abbiamo proprio lavorato su "Shadowland", con particolare attenzione alle emozioni alla base della canzone.

Quali ingredienti di questo spettacolo ti hanno colpito da spettatrice, e come sono cambiati affrontandolo da interprete? Ti aspettavi esattamente le emozioni che provi o è stato tutto una sorpresa?

Da spettatore si vede soltanto la magia che scaturisce da questo show, da dentro si è più consapevoli di tutti gli ingranaggi che devono funzionare affinché lo show funzioni. E tutti gli incastri.
E' uno show che può essere pericoloso se non tutto è controllato bene.
Da spettatrice ci sono alcuni numeri, come il numero iniziale, che è uno dei più emozionanti e tutt'oggi, anche se ne faccio parte, per me rimane così. Lo guardo ogni giorno dalla quinta (prima di andare a vestirmi e al trucco)!
La sorpresa è che ho avuto la possibilità di vedere lo spettacolo anche dopo averlo fatto e la cosa bella è che mi sono resa conto di cosa faccio parte, e di quanto fortunata sono, e del perché me ne sono innamorata.
E' molto diverso cantare la mia canzone. Era meraviglioso ascoltarla da fuori, ma da dentro sgnifica raccontarla, soffrire perché si lascia la propria famiglia, affrontare il viaggio, capire il significato di quella coreografia che prima soltanto ammiravo. In una parola raccontare la storia.

Qual è la citazione dal musical che secondo te racchiude lo spirito dello spettacolo?

In realtà ne ho due: "Has olvidado quien eres y asì me has olvidado a mi tambien. Mira dentro de ti Simba. Eres mucho màs de lo que te has convertido. Debes ocupar tu sitio en el ciclo vital" che dice lo spirito di Mufasa a Simba, ossia "Ti sei dimenticato chi sei e così ti sei dimenticato anche di me. Guarda dentro te stesso Simba. Sei molto di più di quello che sei diventato. Devi occupare il tuo posto nel cerchio della vita". O quando Rafiki dice a Simba: "El pasado puede doler. Pero solo se pueden hacer dos cosas: huir de el, o aprender de el", ossia "Il passato può far male. Però si possono solo fare due cose: fuggire da lui o imparare da lui".

Elton John è stato uno dei pochi autori pop ad essere riuscito a ottenere più di un successo nel mondo del musical, dimostrando anche una certa versatilità, pensando agli altri successi Billy Elliot e Aida. Qual è secondo te la caratteristica della sua musica che la rende adatta al teatro musicale?

Sicuramente il fatto che ha unito la commercialità (nel senso buono) della sua musica, e quindi la facilità della musica di arrivare e di rimanere nelle nostre orecchie e nei nostri cuori, all'esperienza di saper adattare quella musica al teatro. E' musica che funziona alla radio e a teatro.

El Rey León è in scena ormai da un anno a otto repliche a settimana, e così continuerà ancora per molti mesi. Come si affronta uno spettacolo così emozionale dovendo affrontare la routine settimanale? Quali sono i maggiori rischi e i lati positivi?

La cosa positiva è che prendi davvero confidenza con il tuo personaggio, con gli altri attori: c'è una certa sicurezza. Il maggior rischio è proprio che si cada nella routine settimanale e soprattutto per un musical di così gran successo che quindi non dura solo una stagione, ma anni...il rischio è l'automatismo.
Motivo per cui il team americano viene periodicamente, circa ogni 4 mesi a ripulire il tutto.
Noi attori lavoriamo soprattutto con il regista associato John Stefaniuk ed ogni volta si ritorna a tavolino come la prima volta a cercare cose nuove e a rinfrescarci. Ed è il lavoro che amo di più. Poi il difficile è portare tutto il lavoro fatto (ma per fortuna John è bravissimo a tirar fuori dagli attori quello che cerca) sul palcoscenico...

Hai potuto vedere altri spettacoli in Spagna? Come giudichi il livello artistico rapportato al musical italiano?

Ho avuto pochissime possibilità di vedere altri spettacoli in Spagna. In più di un anno soltanto due, perché lavoriamo sempre, fortunatamente, però grazie alla rotazione (la sostituzione mensile per farci riposare) ho avuto la possibilità di vedere "Follies" e di questo spettacolo mi ha colpito l'altissimo livello nella recitazione. La maggior parte dei personaggi era gente adulta e quindi attori molto completi che però cantavano benissimo.
L'altro show che ho visto, che ha anche avuto molto successo in Spagna, è uno degli show su Michael Jackon, "Forever King of Pop" (da fan ovviamente non potevo non andarci) e devo dire che il livello è molto simile a quello italiano. In Italia c'è tanta gente brava, non dimentichiamocelo.

Cosa ti porterai nel cuore di questa esperienza?

E' un po' troppo presto per dirlo perché prevediamo - e speriamo - che lo show continui a lungo, quindi spero di risentirti tra qualche anno, e allora tireremo le somme di questa importante e fondamentale esperienza umana ed artistica. Nel frattempo vi saluto, sempre con il saluto regale di Nala e Simba e invito tutti i lettori di Amici del musical a venirci a trovare!!

Amici del Musical ti ringrazia, e ti augura un lungo viaggio pieno di soddisfazioni con El Rey León.

Franco Travaglio