LA BELLA E LA BESTIA, APRITE GLI OCCHI E IL CUORE

Milano, Teatro Nazionale, ottobre 2009
“Broadway diventa italiana”. Con questa frase si può sintetizzare il debutto del musical “La Bella e la Bestia” a Milano. Ma che significato dargli? In generale, trovo realistico parlare di uno spettacolo tecnicamente e produttivamente americano, adattato e realizzato secondo il gusto e la professionalità tipicamente italiani. L’allestimento (regia, coreografie, musiche, scene, costumi, trucco e quant’altro) non riprende quello originale di Broadway, ma il format Stage Entertainment firmato dallo statunitense Glenn Casale e già visto in Olanda, Spagna, Russia, Germania; il resto è tutto italiano, dal cast fino a dialoghi e canzoni, compresa la direzione dell’orchestra dal vivo (Simone Manfredini), della quale vale la pena parlare come l’elemento che consente – prima di ogni altro – di vedere questo show con il cuore.
Una curiosità va subito evidenziata: questo allestimento porta in Italia nuove figure professionali, gli swing, ossia alcuni interpreti pronti a sostituire ruoli e coristi, che inoltre dietro le quinte cantano dal vivo insieme ai colleghi sul palco le scene corali, le quali rappresentano un ulteriore punto di forza dello spettacolo, nelle sublimi orchestrazioni di Danny Troob.
La traduzione italiana del testo e delle canzoni dello spettacolo, realizzata da Franco Travaglio, ha il pregio di rendere l’atmosfera della storia, vicina ai bambini, ma significativa per un pubblico di tutte le età. Se i sentimenti rientrano in un linguaggio universale, ecco allora accontentati anche coloro che sono già cresciuti e che magari hanno molta nostalgia del cartone animato Disney.
Parlare del cast può diventare complesso: nell’insieme tutti quanti funzionano a meraviglia, ma non sarebbe corretto generalizzare, le differenze ci sono. Ineccepibile il Gaston interpretato da Andrea Croci, spavaldo e comico quanto basta (anche grazie al “socio” Letont, alias Roberto Giuffrida) e neanche poi così antipatico e maligno, come ci si aspetterebbe dal ruolo. Emiliano Geppetti (Lumière), Simone Leonardi (Din Don) e Manuela Zanier (Mrs. Bric) risultano la migliore personificazione che si possa immaginare dei rispettivi ruoli. Cosa dire di Gabriella Zanchi negli “ingombranti” panni di una cassettiera? Dalla sua prima entrata in scena ricorda Carlotta del “Phantom” di A.L. Webber! La Babette di Alice Mistroni potrebbe rappresentare il lato più umano di tutti gli “oggetti” del castello incantato: fresca, briosa e ammiccante quando serve. E, infine, non può mancare un bambino in carne e ossa (ma in realtà in scena saranno sette, a rotazione, n.d.r) che interpreta Chicco, la tazzina da tè, che entra ed esce dalla scena in simbiosi con un tavolino mobile.
Il personaggio di Maurice non esce più di tanto dai canoni del cartone Disney, ma di sicuro Umberto Bellissimo, interpretandolo, traccia un ideale e solido ponte tra il teatro di prosa (da cui proviene) e il musical.
Li ho tenuti per ultimi, ma non dimentico i due protagonisti: Arianna e Michel Altieri, una coppia professionale collaudatissima. Ma sul palco, a tratti, sembra verificarsi uno “scambio di ruoli”: il “ritorno alle origini” di Arianna non mostra una Belle ingenua, bensì una giovane che nel rendersi conto di non appartenere a un mondo ordinario, rivela una “voglia di riscatto”. La stessa che dovrebbe animare la Bestia interpretata da Michel Altieri, che, tuttavia, lascia fin dai primi momenti dello spettacolo, poco spazio ai tormenti di un essere mostruoso e, innamorandosi di Belle, ritrova l’ingenuità propria di un bambino.
E se tutto il cast funziona a meraviglia, non per questo lo show non ha bisogno di essere rodato. La speranza è che l’intento della Stage Entertainment di rimanere in cartellone fino all’estate 2010 trovi conferma nel favore del pubblico e il ritmo di vendita dei biglietti per assistere allo show (circa 1500 al giorno!) è un passo decisamente concreto in questa direzione.

Roberto Mazzone

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