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CAMILLO SOLDATO DI DIO

Musiche, liriche e libretto di Renato Billi





SINOSSI

Camillo soldato di Dio racconta la straordinaria vita di un santo decisamente anticonvenzionale, Camillo de Lellis; sembra un racconto di fantasia ma è la vera storia, ampiamente documentata, di un grande uomo le cui rivoluzioni hanno cambiato il mondo in cui viviamo.
Ragazzo irrequieto e sbandato, Camillo impara il mestiere delle armi dal padre Giovanni, soldato veterano, e purtroppo eredita anche il vizio del gioco diventando così un soldato mercenario ed incallito giocatore d’azzardo, che regolarmente perde al tavolo ogni compenso per le sue battaglie. Dovrà ricadere più volte nei suoi vizi prima di cambiare radicalmente strada ed iniziare a scommettere su se stesso per dedicarsi agli altri.
Diventerà un innovatore, inventore della moderna assistenza ai malati e della scuola infermiera, prenderà in mano un sistema ospedaliero disastrato in cui inservienti senza scrupoli trattavano i malati come bestie, spesso causandone la morte per incuria e maltrattamenti. Conierà il concetto di “bella morte” per chi non ha speranza di guarigione ma merita comunque il sollievo delle cure, e soprattutto sarà fondatore dell’ordine dei camilliani (oggi Ministri degli Infermi) che grazie al coraggio di questo “soldataccio”, dopo 400 anni dalla sua morte segue ancora i suoi insegnamenti ed opera in tutto il mondo per la cura dei bisognosi.
Il musical racconta l’intera vita del protagonista in modo pittoresco e scanzonato, ma senza mancare vari affondi sulle drammatiche condizioni degli ammalati in un’epoca cupa, in cui chi si sacrifica per i deboli viene considerato pazzo. I costumi e le luci sono pensati per ricreare le atmosfere delle tele del Caravaggio e la scenografia, povera e minimale, in più momenti fa uso di semplici e suggestive forme di intrattenimento diffuse all’epoca, come la proiezione delle ombre sul fondale. La narrazione in musica può contare anche su due pittoreschi cantastorie, personaggi fuori dal tempo che aprono e chiudono lo spettacolo come un libro che non ha principio né fine.


Atto I

E’ il 25 maggio 1550, Giovanni De Lellis sta dirigendo la preparazione della parata rievocativa nella piazza di Bucchianico (CH) quando la balia corre ad informarlo che è appena nato suo figlio (Ouverture-Sfilata), mentre Giovanni si precipita verso casa irrompono i cantastorie per dipingere lo scenario dell’epoca (Storie).
Giovanni, arrivato a casa, orgoglioso prende in braccio il piccolo Camillo e già pensa come tramandargli ciò in cui è più esperto (Tutto quello che so) per poi tornare ai suoi doveri, mentre la moglie Camilla si risveglia da un sogno tormentato in cui vede il figlio ormai adulto, seguito da una schiera di uomini con una croce rossa in petto: si addolora di non sapere interpretare questa visione e teme per il figlio un futuro da brigante (Il sogno di Camilla).
Ma Camillo cresce rapidamente e viene addestrato dal padre al mestiere delle armi (E corre il tempo) e purtroppo non solo, da lui apprende anche il vizio del gioco (E' solo un gioco); Camilla naturalmente è contrariata. Sono anche altri i giovani desiderosi di difendere i confini dagli “infedeli”, Massimo anima la giornata in osteria spronando gli amici a seguirlo al confine (Forza ragazzi).
Il tempo continua a passare e Camilla in fin di vita lascia al figlio un ultimo messaggio: avrà un’occasione per cambiare strada prima di sprecare tutta la sua vita (Una scelta), ma Camillo adesso è un giovane  gigante alto 2 metri, irrequieto e desideroso di combattere, la gente del paese non manca di additarlo come svogliato scansafatiche (Vagabondo).
Intanto Massimo è in partenza e la sua innamorata, Orietta, lo prega di ripensarci, lui per tranquillizzarla le parla della sua stella che li proteggerà entrambi (Stella); anche Camillo è in partenza assieme al padre e corona il suo sogno di combattere fianco a fianco (In battaglia con Giovanni) ma qualcosa va storto e sul tragitto Giovanni accusa malori che lo portano in breve alla morte. Anche Camillo inizia ad accusare dolori: una piaga alla gamba destra lo tormenterà per tutta la vita, i cantastorie tornano a raccontare l’accaduto (Disavventure).
Orietta auspica il ritorno del suo amato, mentre Massimo sul campo di battaglia inizia a cambiare vedute sulla guerra, ed a desiderare un rimedio al male che i soldati occidentali stanno seminando fuori confine (Lui tornerà). Nel frattempo a Roma numerosi malati pressano alle porte dell’ospedale San Giacomo in cerca di una cura, ma molti di loro sono destinati a morte certa, i cantastorie partecipano a questo dramma (Gli incurabili), mentre all’interno inservienti arroganti e maneschi contribuiscono al degrado dell’ospedale (Come ci pare) proprio quando Camillo arriva per curare la sua piaga e si fa cacciare perché sorpreso ad uscire di nascosto per giocare a carte.
Ricominciano così per lui le battaglie, affronta una durissima marcia, tanto da pregare per la sua salvezza, promettendo in cambio di indossare il saio francescano, ma presto il percorso lo porta assieme agli altri soldati verso il forte dove il suo gruppo ha la meglio: i compagni fanno un orribile banchetto con fegati e cuori del nemico, Camillo inorridito si rifiuta di partecipare (Gli infedeli).
Camillo ritorna al tavolo da gioco e a Napoli finisce per perdere tutto quello che ha, compresa la spada e perfino la camicia (Gratta gratta) così nasce in lui il desiderio di cambiare strada (Basta adesso basta).
Assunto come bracciante presso un convento di frati francescani è sottoposto a lavori durissimi e mentre si domanda cosa scegliere per il suo futuro, una visione dell’inferno lo convince ad avvicinarsi a Dio (La visione di Camillo). Mentre Massimo spiega ad Orietta che deve lasciarla per trovare una sua strada (Dimmi perché) Camillo prende i voti come francescano (Il saio) ma proprio la sua nuova veste batte sulla piaga peggiorandone le condizioni (La piaga) così è costretto a tornare all’ospedale dove ritrova la stessa situazione, ma questa volta reagisce in modo diverso, cacciando gli inservienti scansafatiche (Di nuovo all’ospedale) ed iniziando a curarsi personalmente dei pazienti. Quando pochi anni dopo tornerà al convento chiedendo di essere riammesso verrà rifiutato (Rifiuto dei francescani).

Atto II

Camillo si occupa dei malati all’ospedale e mostra il nuovo spirito con cui compie il suo servizio (E trovo Dio). Anche Massimo è tornato dalle battaglie, vende la sua spada ad un mercante e gli chiede se conosca questo Camillo di cui si inizia a vociferare (Il mercante d’armi). Nel frattempo Camillo inizia a costruirsi una nuova famiglia: Curzio e Bernardino sono affascinati dalla sua idea contagiosa e decidono di seguirlo in questa impresa (La rivoluzione), i tre allestiscono in una stanzetta dell’ospedale un piccolo oratorio ma questo non va giù ai dirigenti che mettono a soqquadro la stanza e cacciano i tre (Chi fa bene spaventa) che sono costretti a fondare altrove la loro congrega (Una nuova compagnia).
Intanto l’intero territorio è soggetto a continue scorribande e razzie, una scena tragicomica vede un povero padre di famiglia affrontato da un brigante francese deciso a impadronirsi del suo unico tozzo di pane (Dammi quel pane).
Ai tre camilliani viene assegnata la chiesa della Maddalena, abbandonata e fredda, Camillo ci immagina già il futuro della sua congrega appena nata e ne detta i primi princìpi (Umiltà e carità) per poi andare a recuperare la sua croce lasciata all’ospedale, al ritorno per le strade del borgo dietro di lui si crea spontaneamente una processione (La processione).
Massimo ha ormai scelto la sua strada: lascia il suo Salento per seguire Camillo ed indossa il saio, il paese lo festeggia a ritmo di pizzica (Amare).
Camillo introduce una delle sue innovazioni: insegna agli altri la pratica su di un fratello che si presta per la parte di malato, gettando le basi della scuola infermiera (Lezioni d’amore) per poi invitare gli altri a seguirlo in città, dove un povero sta gridando il suo dolore (Scusa Dio se esisto anch’io).
Passano molti anni, la compagnia di Camillo cresce rapidamente e diventa ordine religioso, sono già centinaia i camilliani in Italia e vengono fondate case anche in Spagna e Francia, i Camilliani sono disposti a sacrificare la vita per servire i malati in missioni senza speranza, e ben 25 frati muoiono in un solo anno: è una lezione di carità senza precedenti.
Camillo è sempre con loro in prima linea e la sua resistenza fisica lo salva da ogni missione; inventa il concetto di “bella morte”, è infatti il primo a curarsi dei malati terminali, e supera la sua scarsa cultura rimettendosi sui libri per poter diventare sacerdote, ma ha anche il desiderio di portare sul suo abito una grande croce rossa e chiede il permesso al Papa: il sogno di sua madre inizia a trovare una lettura. Tutto questo viene cantato dai cantastorie con l’espediente di un teatrino che tramite le ombre ripropone più in piccolo la scenografia dello spettacolo e ripercorre le vicende di oltre un decennio (La bella morte).
Camillo invecchia ed i suoi fratelli si prendono cura di lui, è ormai curvo su se stesso e la piaga è tanto profonda da lasciare in vista l’osso. Nessuno sa spiegarsi come possa ancora reggersi in piedi; ma lui ha da poco lasciato il comando del suo ordine per tornare ad occuparsi personalmente dei malati e delle mansioni più umili, per rassicurare i fratelli confida loro di conoscere già la data della propria morte, che avverrà quasi un anno dopo, il 14 luglio 1614: ovviamente la rivelazione lascia gli altri impietriti (Nessuno sa).
Ma un gemito sorprende Massimo: è Orietta che ormai in fin di vita ha chiesto di farsi portare da lui per rivederlo un’ultima volta e ricevere i sacramenti (Salvami l’anima).
E’ passato un altro anno, una folla di fedeli prega sotto la finestra di Camillo (Camillo muore qui) che in agonia non si rassegna a lasciare il suo servizio terreno (Vorrei servirti ancora mio Signore) per poi arrendersi e ricongiungersi con i genitori in un finale trionfale in cui il sogno della madre trova la sua reale rappresentazione: i “briganti” con la croce rossa in petto sono i suoi fratelli camilliani, che hanno seguito quel cocciuto soldato nella sua folle impresa e ancora oggi continuano a seguirlo con lo stesso animo.
Tornano i cantastorie a chiudere il racconto: gli attori hanno interpretato una storia incredibile e se occorre possono tornare nel ruolo dei loro personaggi, ma tramandare questo racconto spetta anche a noi, perché certi messaggi non debbano mai avere fine (Erano storie).


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