VITTORIO MATTEUCCI

Trieste, maggio 2003 - Un milione di spettatori: prosegue senza sosta, verso questa soglia siderale, il tour italiano di "Notre Dame de Paris", l’opera pop di Riccardo Cocciante e Luc Plamondon che ormai è un caso senza precedenti nella storia del teatro musicale del nostro Paese.

Vittorio, siete appena a metà del tour, vi aspetta un altro anno di repliche...


Altroché! Speriamo di arrivare fino a marzo 2004, con il ritorno al Gran Teatro di Roma... E’ una grande esperienza e non sembra mai avere fine! Tutti noi continuiamo a vivere in un bellissimo e magico momento, il gruppo è ancora molto coeso e concorriamo tutti per lo stesso obiettivo, che è uno solo: quello di far divertire ed emozionare la gente. E finora lo abbiamo sempre raggiunto, in tutte le 23 città che abbiamo toccato.

Ma che effetto fa cantare ogni sera di fronte a qualche migliaio di persone?


Fa un effetto che bisogna saper controllare! Nel senso che potrebbe essere devastante... se uno non sta coi piedi per terra potrebbe anche impazzire! Per fortuna è andato tutto bene, abbiamo compreso l’importanza che ha il gruppo in questo spettacolo e, soprattutto, l’importanza del meccanismo: ogni parte dello spettacolo concorre a costruire l’intera opera, e ci deve essere perfetta armonia fra le parti. Non ci sono protagonismi, e anche questo credo sia una parte essenziale del successo di "Notre Dame de Paris".

Dal giorno del debutto è cambiato qualcosa nell’interpretazione del tuo personaggio, Frollo?


No, perché il lavoro di stage che è stato fatto prima del debutto è stato capillare, e quindi avevo già studiato e capito le varie sfaccettature del mio personaggio. Sicuramente è un po’ cresciuto dal punto di vista artistico, perché pian piano prendi confidenza con il pubblico e con il personaggio stesso, e a mano a mano diventa sempre più solido.

Toccare tante città in così poco tempo, e trovarsi di fronte tanti pubblici diversi... ci sono differenze da una parte all’altra d’Italia?


Devo dire: nessuna! Questo spettacolo, grazie alla sua grande popolarità, riunisce tutti i ceti, le culture, le età... hai di fronte bambini dai tre anni a gente di novanta, e tutto il pubblico, indifferentemente, è emozionato. Dal Nord al Sud abbiamo trovato la stessa risposta, una grande emozione e partecipazione. C’era bisogno, in Italia, di uno spettacolo così: ci distacchiamo finalmente dalla cultura del musical anglosassone, così come loro l’hanno sempre inteso, e recuperiamo un po’ della nostra cultura passionale mediterranea attraverso il percorso dei nostri grandi autori come Verdi e Puccini.

Al di là di Frollo, c’è qualche altro personaggio in "Notre Dame de Paris" che ti piacerebbe interpretare?


Durante le audizioni ho interpretato Clopin e Quasimodo; e se dovessi scegliere, sceglierei quest’ultimo, perché è talmente opposto al personaggio di Frollo che mi piacerebbe misurarmi con una personalità completamente diversa.

E di altri musical?


Beh, ho avuto la fortuna di interpretare il mio personaggio preferito di tutti i tempi, che è Judas in "Jesus Christ Superstar"... almeno fino a che non è arrivato "Notre Dame de Paris", che si è portato via il mio cuore! E forse... almeno nella fantasia... mi piacerebbe interpretare il padrone di casa del "Rocky Horror Show"! Al di là della guepierre... voglio dire, mi ha colpito soprattutto l’interpretazione che ne fa Tim Curry nella versione cinematografica: un personaggio così estremo!... Mi piacerebbe, sì, tutto sommato...

Allora buon lavoro, e arrivederci al PalaTrieste...


Grazie, e un saluto a tutti gli Amici del Musical!

Francesco Moretti

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