CHE SPRECO!

Trieste, maggio 2004 - Impressione a caldo: quanti soldi buttati via. Si vedono tutti, ma non si potevano spendere meglio? Le premesse c'erano: una storia solida, le musiche di Lucio Dalla, le coreografie di Daniel Ezralow, i costumi di Giorgio Armani, le scenografie di Italo Grassi, l'impegno produttivo di David Zard e Ferdinando Pinto che le cose o le fanno gigantesche o non se ne parla.
Impressione a freddo: che grande occasione sprecata. Perché questa "Tosca Amore Disperato", questo enorme kolossal girovago sembra quasi un gigante con i piedi d'argilla, un mostruoso pastiche di generi, un indigesto fritto misto.
E non basta, almeno secondo il mio piccolo e modesto parere, spiattellare l'unica bella romanza, quella "Amore disperato" cantata dalla veggente Sidònia all'inizio, a metà e alla fine dello show: una bella e straziante pagina di grande lirismo, questa sì, che merita da sola l'intero spettacolo. Ma il resto, meglio lasciar perdere. Si fatica davvero a trovare il bandolo della matassa, a dare un senso al tutto: si passa da un hip-hop, a un funky, a un rap, a "Matrix" (si c'è anche "Matrix"), ai balletti volanti di "Notre Dame de Paris", il tutto cucito da recitativi che forse sono la parte musicale più riuscita dello show. Raramente emerge una linea melodica, un refrain, un qualcosa che dia coerenza a questo marasma; e guardacaso, l'unico momento in cui per un attimo questo succede, si tratta della manciata di battute che citano la "Tosca" pucciniana. Ben poca cosa. Ma il pubblico (non numeroso: il palasport era pieno per metà) gradisce. Sarà perché sembra di assistere ad un (brutto) varietà televisivo, con balletti in tema e canzoni che sembrano più che altro scarti di canzoni; e ormai in tivù siamo da tempo abituati al peggio, ma, francamente, io ho trovato un miliardo di volte più malizioso e irriverente il quadretto "sotto le coperte" visto nell'allestimento italiano di "I love you, you're perfect, now change", che il balletto con preti e suore in mutande di questa Tosca.
La chiave di lettura di questo allestimento sta tutta nell'overture su basi, sparate come al solito a livelli apocalittici, diretta da un maestro che tra l'altro non muoveva neppure a tempo le braccia (e pensare che qualcuno del pubblico ha detto: ah, ma c'è l'orchestra…). Cioè: una bufala. Come detto, ben poco si salva. E non parliamo di musica: il colpo di cannone in videoproiezione, la luna e i pianeti in "Amore disperato", il quadro della contessa Attavanti che pian piano prende forma, gli schermi televisivi, la grande scalinata di Castel Sant'Angelo che scende nel finale. Le voci: tranne Attilio Fontana / Angelotti che si incrina negli acuti, i vari Graziano Galàtone / Cavaradossi (tra l'altro proprio il 19 maggio insignito del prestigioso Premio Massimini 2004), Vittorio Matteucci / Scarpia e Rosalia Misseri / Tosca se la cavano bene nell'interpretare il piattume sanremese buttato giù da Lucio Dalla.
Spero che, vista questa "Tosca Amore Disperato", ai giovani venga davvero voglia di entrare in un teatro lirico e godersi la vera e inimitabile "Tosca" di Giacomo Puccini.

Francesco Moretti

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