Ho ricevuto molte lettere di protesta
contro le dichiarazioni di Riccardo Cocciante, che in una intervista al Corriere
della Sera, si è permesso, non si sa dall'alto di quale competenza, di affermare che
“I musical hanno un linguaggio polveroso, che non ha legami col presente. E' musica di 50 anni fa. Che non interessa i giovani. Sono dei
riciclaggi".
Sono anch’io sconcertato e piuttosto scocciato nel vedere questo signore che da un po' di tempo a questa parte,
per meri fini di auto-promozione, insulta l'intero mondo del musical e del teatro musicale moderno, praticamente disprezzando tutto ciò che non sia frutto della sua penna. Abbiamo capito che il suo ego è talmente smisurato da convincerlo di essere una specie di vate,
inventore di chissà che nuovo corso dello spettacolo musicale (?), ma c'è un limite anche
all'auto-stima, che qualche intervistatore abbia il coraggio di dirglielo!
Cerchiamo di analizzare quale contributo ha portato il sig. Cocciante al teatro musicale.
Finora l'unico suo prodotto degno di nota è "Notre Dame de Paris" (il noiosissimo "Petit Prince" che doveva conquistare il mondo Italia compresa, è fortunatamente caduto
nell'oblio, prego rivolgersi a "Chi l'ha visto"). Non è un po’ poco in confronto alle molte decine di musical di successo che riempiono, hanno riempito e riempiranno (con buona pace del nostro vanaglorioso
cantautore) i teatri di tutto il mondo? Un po’ di umiltà, prego!
Nemmeno Notre Dame però può reggere il confronto con nessun attuale musical di successo.
Innanzitutto gli manca la lunga tenitura. “Polverosi riciclaggi” come “Les Miserables” e “The Phantom Of The Opera” sono in scena a Londra (e in molte altre città del mondo) da più di 20 anni, e i teatri sono sempre pieni di giovani, dimostrando che sono ancora attuali.
Tra 20 anni chi si ricorderà ancora di Notre Dame de Paris? Non lo
sappiamo. Sappiamo però che oggi (a poco più di quattro anni dal debutto italiano)
non è più in scena né in Italia né in Francia, gli unici Paesi in cui ha avuto una qualche
fortuna.
A Londra ha resistito
poco più di un anno, e ancora gli inglesi sono imbarazzati per l'orchestrina relegata nel foyer e le scandalose
basi musicali utilizzate per la messa in scena. E in quei pochi mesi, posso testimoniare, il teatro era spesso semivuoto e occupato
perlopiù da alcuni turisti francesi.
Anche dal punto di vista teatrale il confronto con i grandi musical moderni è improponibile perché il tanto strombazzato Notre Dame è costituito da una serie di
canzonette - a mio parere piuttosto noiose e ripetitive - mentre i musical
contemporanei ricordano nella struttura le opere liriche: attraverso l'uso teatrale delle voci (i cantanti di Notre Dame invece hanno tutti la stessa lagnosa voce di Cocciante, imitata alla perfezione da Fiorello), grazie alla presenza di duetti, terzetti, numeri d'assieme, l'uso delle riprese e dei leit-motiv (invece ogni canzone in Notre
Dame pur essendo ispirata a "Margherita" – a proposito di riciclaggi -
presenta una nuova linea melodica, proprio come a San Remo).
Diciamocelo, c'è più teatro musicale in "One Day More" di Les Miserables che in tutto ciò che Cocciante potrà mai scrivere finché campa.
Inoltre nel musical si esibiscono artisti completi, bravi nel canto, nella danza e nella recitazione mentre in Notre Dame
chi ballava non cantava, chi cantava non ballava e nessuno recitava.
Infine, a proposito di giovani, mi preme dire che non ho mai sentito di un ragazzo con
“Mi distruggerai” nell’IPod, a parte qualcuno che soffre d’insonnia, mentre sono in molti ad ascoltare e adorare la musica di
RENT, Wicked, Jesus Christ Superstar, etc.
Insomma, il sig. Cocciante accanto agli insulti gratuiti dovrebbe portarci delle prove che ci dimostrino
in cosa le sue canzonette sono superiori al musical, e spiegarci quale sia la sua idea di
nuovo teatro musicale popolare, visto che finora ci ha solo propinato una sorta di karaoke
addobbato.
Essendo il nostro sito dedicato al musical, con sua (e nostra) somma gioia non ci occuperemo più di lui e dei suoi
spettacoli, quindi approfittiamo di queste righe per salutarlo e augurargli una carriera più serena, in cui non sia più costretto a insultare gli altri per
auto-promuoversi.
Franco Travaglio
www.italiamusical.com