ROMEO & JULIETTE vs ROMEO & JULIET

ROMEO & JULIETTE (versione francese)

Sabato 16 Novembre 2002

Il trionfale successo francese, paragonabile al "Notre-Dame de Paris", mi ha suggerito un veloce blitz a Nizza per vedere "Romeo & Juliette"; è stato proprio dopo l'ascolto del CD e la visione del DVD, che si è scatenata la voglia irrefrenabile di vederlo live. Così approfittando del tour francese con tappa a Nizza per sole due date, mi sono o meglio ci siamo, decisi per una fuga fuori frontiera per il fine settimana.

Inutile dire che l'opera ha scatenato grande entusiasmo ovunque in Francia, i francesi sono letteralmente impazziti per i numerosi singoli tratti dal musical, che hanno oltretutto soggiornato per svariato tempo al top delle hit. Del resto è comprensibile, rimane molto difficile restare indifferenti a brani che ti catturano fin dal primo ascolto come: "LES ROIS DU MONDE", "AIMER" o "ON DIT DANS LA RUE"; ma ci ancora tante altre melodie-canzoni, indubbiamente accattivanti, che ti "stregano" dalla prima nota, come: "ET VOILA' QU'ELLE AIME", la bellissima "J'AI PEUR", o "J'SAIS PLUS", l'imbarazzo è creato solo dalla scelta di quale sia la migliore.

La storia, è quella più conosciuta di W.Shakespiare, ma anche "l'histoire d'amour" (con la "A" maiuscola) più famosa, da cui, tante altre storie d'amore musicali e non hanno poi preso spunto, una tra tutte "West Side Story". Il musical segue la traccia narrativa originale, ma è rivisitata attraverso un'epoca che non ha una chiara identità temporale, ma è così naturale che trasforma l'opera di Shakespeare in una storia contemporanea, una storia "per sempre", del resto "il tema" non solo è universale, ma credo anche eterno. L'impianto scenico, la potenza narrativa, la trama musicale, le stupende coreografie, le suggestive scenografie, le straordinarie luci, gli originali costumi, nonché l'interpretazione, fanno apparire il tutto semplicemente grandioso. Uno spettacolo che ti coinvolge fino in fondo, che ti emoziona, ti si avviluppa intorno e ti isola perfino dalla "non comoda" poltroncina della "Salle Nikaia", per farti librare in volo come in un sogno, dove luci, musica e suggestioni sono dominanti, e quando si accendono le luci in sala, hanno l'amaro sapore di un brutale risveglio mattutino.

Lo spettacolo è tutto strepitoso, ma una delle parti più travolgenti è l'episodio della morte di Mercuzio; qui la sequenza narrativa musicale generata da: "LE DUEL" - "MORT DE MERCUTIO" - "LA VENGEANCE", sapientemente accompagnata dalla regia visiva dell'intero impianto scenico, è così potente che ti lascia senza fiato, l'impatto è talmente forte che devasta il tuo "cuore di spettatore". Certo che R&J non è solo l'espressione della potenza musicale dello spettacolo, ma è ricco di dolcissimi e struggenti momenti, che non possono mancare in una vera storia d'amore, ed a questo ci pensano gli stessi Romeo e Juliette , che ti "sciolgono" letteralmente sempre, ma in particolare modo nel loro primo incontro con "LE BALCON" e "PAR AMOUR", ed alla fine del primo atto in "AIMER", nel segreto romanticissimo "mariage"; e poi nel crudele finale "LA MORT DE JULIETTE", con la morte di entrambi (per i più sensibili fazzoletti alla mano, please!), dove finalmente si riscatta l'ingiustizia compiuta su i due giovani e generosi amanti, con una trionfale "COUPABLES", in cui finalmente l'odio insensato tra le famiglie dei Capuleti (in rosso) e dei Montechi (in blu) termina nel pianto corale per la morte dei loro figli, e lasciano spazio all'amore ed alla speranza.

Amore e morte quindi sono simboli dominanti di tutta l'opera e del "fato" umano. "La mort", la presenza invisibile che aleggia intorno alle inconsapevoli destinate vittime, non ha la falce e non è vestita di nero, ma è incarnata da una morbida figura femminile vestita di bianco. Bella, espressiva, maliarda, sadica, ironica e beffarda vestale, che si muove con eleganza e segue e persegue, come un'ombra, tutti i personaggi "segnati dal destino". Una presenza enigmatica ed inquietante, sempre in scena, ed a cui fai subito l'abitudine; forse la parte più difficile, sicuramente la più faticosa, ed anche se non canta e non parla, riesce a comunicare attraverso l'armoniosa gestualità del corpo. Una prestazione di B. Warrand, davvero straordinaria, superiore alla collega presente nel video in VHS e DVD.

Un pubblico calorosissimo, che non si è privato neppure di atti di puro fanatismo, lancio di fiori e di peluche, valanghe di autografi e di calorose strette di mano, ed altre oceaniche "baraonde" su di un crescendo finale davvero incontenibile! Tutto meritatissimo, a cominciare dall'impianto scenico, i.n.a.p.p.u.n.t.a.b.i.l.e! Sorrido al confronto, di quanto si sostiene in italia, dove spesso si giustificano "ignobili manufatti", solo perché gli spettacoli sono itineranti, emerite buffonate! Avrei voluto tanto farvi vedere di che cosa sono stati capaci di fare i francesi, per sole due (DUE!) rappresentazioni! Per non parlare di tutto il resto, dall'organizzazione ai gadgets.

Infine, poi non vi tedio più, posso assicurare che, sia il prodotto audio CD, che il prezioso DVD (o VHS), non rendono assolutamente giustizia allo spettacolo, rimane praticamente impossibile far rivivere tutta la potenza espressiva del musical dal vivo. Quello che mi auguro, visto che il "Notre" ha insegnato qualcosa di buono ai francesi, che la cosa possa ripetersi in suolo italiano; del resto in questo caso, come nell'opera di Cocciante, anche in "Romeo&Juliette" il successo è più che meritato, perché come è già stato scritto, sono frutto di due elementi non sempre presenti o in sintonia nel mondo dello spettacolo: genio e professionalità. E non è davvero poco.

Una scena della versione londinese

ROMEO & JULIET (versione inglese)

Questa volta è più dura, specialmente per chi ha nella memoria e nel cuore la visione dello spettacolo francese (come il sottoscritto), e che, dopo aver visto anche il "Romeo & Julia" (versione olandese), deve ammettere che nel confronto, il "Romeo & Juliet" londinese è proprio tutt'altra produzione. Se poi nel bene o nel male, questa è una decisione di gusto esclusivamente personale.

La versione inglese di "Romeo & Juliet" è molto più teatrale (forse inusuale anche per lo stesso West End) di quella francese, perché riveduta e corretta, quasi a voler precisare che: '...noi siamo inglesi!'. Infatti non c'è nessuna benevolenza nei pezzi di traino presenti nel musical francese, come "Verone" o "Les Rois Du Monde", anzi se possibile direi che sono stati sviliti, scarnificati, com'è avvenuto per "On Dit Dans La Rue" e "Aimer", oppure addirittura eliminati, come "J'ai Peur" e "Le Pouvoir", inutile chiedersi il perché, Shakespeare è loro! 'Shakespeare's immortal tale of love and innocence is given vibrant NEW interpretation in this NEW musical'.

Le 'distanze' dai francesi sono presenti già dal manifesto (bruttino), per poi continuare in tutto il resto: narrazione, musica, scene, luci, costumi e teatro incluso! Dall'immenso palco del 'Palais des Congrès' al teatro 'bomboniera' quale il 'Piccadilly'. E caso mai non fosse stato chiaro, si cambia l'introduzione, si abolisce la figura della morte, si 'saltano' alcune parti e si modifica il finale; perciò, alla fine, ci troviamo di fronte a due spettacoli veramente diversi. Dunque esiste un "Romeo & Juliet", che non è un clone di quello francese, ma anzi propone una rilettura tale che non consente neppure paragoni.

Per questa ragione, ancora mi domando come mai c'è che si ostina a parlare del flop musical-e esportato, quando nella realtà non è assolutamente vero: sia perché il fatto di non essere gradito dalla critica, non vuol dire che lo sia necessariamente anche per il pubblico, e poi perché il "Romeo & Juliet" è inglese! Sostanzialmente modificato rispetto alla versione originale. Oltretutto (a conferma) la rilettura UK, si avvale della collaborazione lirica di Don Black (lo stesso di "Bombay Dreams", ma anche di "Sunset Boulevard" e "Aspects of Love") e dell'orchestrazione di John Cameron ("Les Miserables"), 'pezzi da novanta', che non sono certo gli ultimi arrivati nel teatro britannico.

Io comunque, con tutto il rispetto per il musical inglese e dell'intero West End, preferisco l'originale francese, che secondo il mio modesto parere è musicalmente più travolgente e sicuramente più spettacolare, ma in ogni modo debbo ammettere che gli inglesi lo hanno sapientemente trasformato e fatto decisamente proprio. Tanto è vero che il pubblico lo apprezza, e benché il "Piccadilly Theatre" sia piccolo, risulta sempre gremito. Nella 'city' poi, non vi ho ravvisato nessuna sensazione di flop, anzi ho avuto proprio l'impressione contraria. Del resto siamo ai primi giorni di Dicembre e lo spettacolo, nonostante le critiche, marcia tranquillo ormai dalla metà di Ottobre (se non ricordo male), che non è certo un record per Londra, ma sicuramente lo sarebbe per Milano o Roma.

Fa