ELISABETH, L'ULTIMO BALLO VIENNESE

Vienna, 30 ottobre 2005 - Stavolta è davvero "Der Letzte Tanz", l'ultimo ballo per Elisabeth: a tredici anni dal suo debutto nella capitale austriaca, infatti, il musical dei record di Michael Kunze e Sylvester Levay sta per chiudere i battenti, almeno per quanto riguarda l'acclamatissima produzione viennese.

Da qui, nel 1992, dal Theater An Der Wien che ospitò la prima versione "continentale" (così la chiamano gli inglesi) del webberiano Fantasma dell'Opera, e dove debuttò anche Il flauto magico di Mozart, è infatti partita la lunga avventura mondiale di questo show – quasi 5 milioni di spettatori tra Austria, Germania, Ungheria, Olanda, Svezia, Giappone (con un cast completamente femminile), compresi i 10.000 che hanno potuto ammirare la versione in concerto al Castello di Miramare di Trieste - che rilegge in chiave anticonvenzionale, dissacrante, struggente, ironica, il mito senza tempo della principessa, ed imperatrice, Elisabetta d'Austria. Un musical che è capace di raccontare nei venti minuti iniziali quello che raccontano tre stucchevoli e famosi film; che con la forza della musica - un perfetto equilibrio tra travolgenti brani rock e trascinanti melodie pop (e qua e là traspaiono velate citazioni ad uno dei musical preferiti da Levay, Les Miserables) - e dei testi scava nella psicologia dei personaggi, anticipa luoghi e situazioni, veste ogni scena di eleganza, suggestione, romanticismo.

A contribuire al fenomenale successo del musical è sicuramente l'idea centrale della trama: il continuo, inevitabile, fatale rapporto di Elisabeth con la Morte, qui nelle sembianze di un bellissimo giovane (Der Tod, in tedesco, è un sostantivo maschile): la principessa lo incontrerà giovanissima, dopo una caduta dall'albero. La Morte la risparmierà, in una scena di rara bellezza e coinvolgimento emotivo, prendendola in braccio e posandola sul letto: e sarà amore a prima vista. Un rapporto raccontato in un lungo flash-back da Luigi Lucheni, l'anarchico che sul lungolago di Ginevra uccise l'imperatrice colpendola con una lima; e sarà proprio Lucheni, durante il processo nel regno dei morti che apre in un'atmosfera gotica il musical, a pronunciare la battuta-chiave del musical: "Ho ucciso l'imperatrice… perché LEI lo voleva!"

Una grande piattaforma rotante, fatta a sua volta di una serie di pedane mobili che si alzano, abbassano e inclinano, costituisce la complessa macchina scenica dello spettacolo, dove i personaggi camminano senza sosta e dove i pochi ed efficaci elementi scenici (a loro volta posizionati su pedane circolari, rotanti e mobili) definiscono luoghi e arredi. Enormi e decadenti simboli imperiali completano la scenografia: una opprimente doppia aquila dorata, una carrozza deformata, fondali dipinti che ambientano l'azione all'Hofburg, a Bad Ischl, a Ginevra, e in tanti "non luoghi", tanti "altrove" vagheggiati da Elisabeth per sfuggire ai rituali e ai doveri di corte, incarnati splendidamente dall'arciduchessa Sophie, madre dell'imperatore Franz Joseph che Kunze e Levay si divertono a tratteggiare come un fantoccio nelle mani di Sophie. Prospettive deliranti, giostre, laghi e una gigantesca scacchiera luminosa che copre tutto il palco, in uno dei numeri più divertenti dello spettacolo, fanno di questo musical una vera delizia per gli occhi.

Comunque sia, Elisabeth al Theater An der Wien è un'esperienza teatrale unica, appassionante, travolgente. Sarà stata anche la presenza delle telecamere che quella sera riprendevano lo spettacolo (il DVD uscirà il prossimo 2 dicembre), ma lo show è stato davvero impeccabile ed emozionante, con un cast stellare in stato di grazia: Maya Hakvoort ha prestato grinta, eleganza e malinconia alla sua Elisabeth, bellissima e bravissima, come sempre; Maté Kamaràs ha offerto un'interpretazione sanguigna, virile, rockettara e ad alta gradazione erotica della Morte, per la gioia incontenibile delle decine e decine di fan accorse in teatro con striscioni, gridolini e cartelli; Serkan Kaja è stato un Luigi Lucheni gran simpaticone, con una presenza scenica e voce da brivido; André Bauer si è confermato estremamente valido nel ruolo dell'imperatore-bamboccio Franz Joseph; Else Ludwig, pur non avendo l'estensione vocale necessaria al ruolo dell'arciduchessa Sophie (o forse quella sera era semplicemente afona... chi lo sa), ha sopperito alla mancanza con un'interpretazione grandiosa. Fritz Schmid incarna con fragilità ed una voce nello stesso tempo “adolescenziale”, sicura e limpida, l’arciduca Rodolfo, nel suo ambiguo e disperato rapporto con la Morte.

Il resto del cast, semplicemente perfetto. Non una sbavatura, non un'incertezza, non un passetto anche mezzo falso, niente di niente.

Le scene strappa-applausi non si contano: i già citati processo iniziale e primo incontro di Elisabeth con la Morte, il romantico duetto sulla ruota del Prater tra Elisabeth e il giovane Franz Joseph, quello già fatale tra Elisabeth e la Morte dopo le nozze imperiali, il brano-chiave “Ich gehor nur mir” cantato a cavallo di due pedane inclinate, la sfolgorante apparizione di Elisabeth nell’ormai leggendario quadro che la ritrae con la coroncina di stelle, la song corale “Milch”, il suicidio di Rudolf… Molto efficace la scena degli autoscontri-tavolini da caffè (un impero allo sbando e un'aristocrazia che non se ne rendeva conto, continuando a frequentare l'alta società nelle pasticcerie viennesi), e diverte da morire quella sull'enorme scacchiera con i personaggi-cavalli. Lascia sbigottiti, prima dell’omicidio finale, l’incubo di Franz Joseph in cui l’imperatore vede il destino degli Asburgo, in un turbinio di pedane che si alzano, abbassano, girano mentre gli angeli della morte (altra trovata geniale! 6 ragazzi-sosia di Maté Kamaras, vestiti come lui, veri e propri soldatini d'oltretomba) fanno fuori uno dopo l'altro Massimiliano, Ludwig e altri personaggi.

Alle orecchie, a parte la bravura e l'affiatamento del cast, ci ha pensato una grande orchestra diretta con piglio energico ed impeccabile da Caspar Richter.

Luci, costumi e regia da antologia. Insomma, uno spettacolo assolutamente da non perdere, in scena fino al 4 dicembre, quando al Theater An Der Wien calerà definitivamente il sipario su questa produzione. I biglietti stanno sparendo alla velocità della luce.

Info: www.musicalvienna.at

Francesco Moretti