QUATTRINI E JANNUZZO, RISATE E DEJA-VU

E' molto meglio in due sta al teatro come Natale Sul Nilo sta al cinema. Nel senso che sai cosa aspettarti dall'ennesima fatica di Garinei, sai perfettamente che non mancherà di farti passare due ore in allegria e di raccogliere alla fine consensi convinti, esattamente come il consueto film-panettone dell'accoppiata Boldi-De Sica. Nel senso anche però che si tratta di operazioni commerciali, spettacoloni montati ad arte per fare cassetta, senza un'idea originale, un'ispirazione degna di questo nome, che non fanno che ripresentare, rivedute e corrette, idee già viste, musiche già sentite e balletti già ballati, con il classico pretesto-contenitore confezionato con mirabile furbizia e consumato professionismo. E allo spettatore, a cui si è strizzato l'occhio per tutta la serata, non resterà che tributare applausi sinceri a uno show che non può non piacere, costruito com'è a immagine e somiglianza degli "abbonati". La trama ricorda Stanno Suonando La Nostra Canzone (niente di nuovo sotto il sole...), nella fattispecie assistiamo alle schermaglie di una coppia di autori per il teatro, che devono creare un nuovo musical. I due, tempo addietro, erano anche coppia nella vita privata e nell'immancabile lieto fine si rimetteranno insieme...

Intendiamoci, il meglio dello show è proprio in questa cornice, impreziosita dai dialoghi spiritosi di Jaja Fiastri ed Enrico Vaime, impeccabilmente interpretati dai simpaticissimi mattatori Paola Quattrini e Gianfranco Jannuzzo. Si ride molto e con gusto: la satira dei costumi con al centro i difficili rapporti tra i sessi, a parte alcune cadute di stile (ahimè, qua e là ci si affida alle barzellette...) è intelligente e le battute alquanto d'effetto. Irresistibile il monologo di Jannuzzo sulle donne, in cui torna a giocare con i dialetti come fece al suo debutto assoluto in "C'è Un Uomo In mezzo Al Mare". Così come la scena-madre della Quattrini sul finale, in cui deplora la sua odiatissima vita da single, in barba a tutti i luoghi comuni neo-femministi.

Peccato che detta cornice venga spesso interrotta da quadri musicali televisivi (c'è persino il numero del prestigiatore, con numeri da mercato rionale...) in cui gli orecchiabili motivetti (anche se dal sound alquanto demodé) di un mostro sacro del rango di Claudio Mattone sono al servizio di idee pacchiane, liriche ordinarie, senza la coerenza richiesta in una commedia musicale né la ferrea professionalità di un varietà. Al centro di quest'ultimi "siparietti" la soubrette (nella vita come nella finzione) Lorenza Mario, atletica e acrobatica ballerina (le eclettiche coreografie sono di Gino Landi), cantante volenterosa e attrice insufficiente (ma chi aveva avuto l'ardire di indicarla come sostituta di Milva in Victor Victoria ...???). Al suo fianco 8 coppie di ballerini, attraenti e preparati.

Si passa da un numero dedicato alla vita di Karl Marx in musica, con tanto di Internazionale a ritmo di tip-tap, al ritorno dei Savoia in Italia (!), passando per un Otello, o meglio O' Taylor..., in salsa americana. Tutto ciò per riempire le due orette di spettacolo, rese nonostante tutto fluide e gradevoli dalla garbata regia di Pietro Garinei, mirabilmente servita dalla inarrestabile scenografia (a opera di Uberto Bertacca, mentre gli appropriati e variopinti costumi sono di Silvia Frattolillo), basata su vari elementi carrellati, fondali e quinte coordinati con grande efficacia. Ci si permette addirittura il lusso di ricreare la fiancata di una aereo, quasi ad altezza naturale.

Riusciranno alla fine i due autori a portare a termine il loro musical? ovviamente sì, lo spettacolo è già stato fatto davanti agli occhi degli spettatori e non resta che mettere in scena in finale!!

Una trovata geniale, da brevettare...

Franco Travaglio

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