L'ITALIA IN VARIETA' DI MONTESANO

Cinquant’anni di storia e costume, raccontati col garbo e l’ironia di sempre. E’ tutta qui la ricetta facile facile di "Malgrado tutto… beati voi!", la commedia musicale di Terzoli&Vaime che Enrico Montesano, dopo i successi romani, sta portando in tournee in tutta Italia e che in questa settimana è sbarcata a Trieste.

E’ la prima volta che lo showman arriva nel capoluogo giuliano, accolto con calore e simpatia dal pubblico del "Rossetti", con uno spettacolo diretto dal triestinissimo (che volete, da queste parti ci tengono) Pietro Garinei per la premiata ditta G&G.

Uno show che sembra quasi un varietà d’altri tempi, condotto con garbo e ironia da un comico-attore-cantante come Montesano. Qualità che forse nello spettacolo odierno, specialmente in quello televisivo, si stanno dimenticando a favore della comicità più sbracata e volgare, ma che fanno di "Malgrado tutto… beati voi!" un piccolo gioiello di stile ed eleganza.

Lo show (chiamiamolo così, sospeso com’è tra musical, commedia musicale, rivista…) percorre le tappe della vita di un italiano qualunque, ma neanche tanto, essendo nato il 2 giugno 1946, giorno di nascita della nostra Repubblica. In un piacevolissimo amarcord, tra eventi grandi e piccoli che hanno fatto la storia del nostro Paese, vediamo Enrico alle prese con l’educazione religiosa, con la pubertà, con i primi approcci sessuali raccontati in uno spassoso quadretto all’interno di una Fiat 600, con l’avvento della televisione, lo sbarco sulla luna (che coincide – ahimé – con la prima notte di nozze del protagonista… che è costretto ad andare in bianco perché la moglie non vuole perdersi l’evento), con il boom economico degli anni 60 e i grandi ideali di pace di Kennedy e Papa Giovanni XXIII. Proprio ad una delle serate indimenticabili del ventesimo secolo, quella del discorso del pontefice alla folla che gremiva piazza San Pietro ("Quando tornate a casa, fate una carezza ai vostri bambini… e dite loro: questa è la carezza del papa"), è dedicato il numero di chiusura del primo tempo.

Briose e colorate le coreografie, curate da Gino Landi: bello quello dedicato alla televisione, che ne ripercorre storia, programmi e personaggi a tempo di rap, cambiando il colore dei costumi da grigio a multicolore.

Passando quindi dalla crisi degli anni Settanta e le domeniche a piedi (guarda un po’, proprio quando il nostro Enrico deve fare trasloco!), ai bizzarri vestiti dell’epoca – e qui Montesano non disdegna di restare in mutande in palcoscenico, ironico e disinvolto -, dagli anni della contestazione a quelli del consumismo sfrenato e delle tv commerciali.

Il secondo tempo sembra concludersi in fretta, ma è solo un espediente per l’irresistibile monologo finale, stretto stretto sull’attualità. Montesano inarrestabile: ce n’è per tutti, da Bush a Blair, da Bin Laden al Mullah Omar, da Andreotti ("Ma ve l’immaginate se aprono quella scatola nera che ha sul groppone…") a Berlusconi (il Presidente del Consiglio… degli acquisti!), da Scalfaro a D’Alema.

Il pubblico ride, ride, ride, anche il vostro recensore. Che si presta volentieri, come tutti gli altri, al giochino finale: strappare brutte notizie dai giornali (voilà, trovati sotto le poltroncine) a tempo di musica. Per una sera i malanni di questa povera Italia sono dimenticati: non c’è traccia di anni di piombo, di terrorismo, di mafia e corruzione, di scandali e tangenti, che pure in questi cinquant’anni hanno avuto un certo peso. Potenza della musica, e di uno spettacolo intelligente. Che, di questi tempi, non è poco.

Francesco Moretti

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