CLASSE E FASCINO NELL'ALTA SOCIETA'


Sul palcoscenico del Teatro Colosseo di Torino approda “Alta Società”, il musical con la regia di Massimo Romeo Piparo, interamente tradotto in italiano (adattamento dello stesso Piparo, liriche di Giorgio Calabrese), tratto dall’omonimo film del 1956, ultima “fatica” della Grace Kelly attrice prima di diventare la principessa di Monaco.
La colonna sonora (direzione musicale di Emanuele Friello) è impreziosita dalle pagine più belle e celebri di Cole Porter (eseguite su basi pre-registrate), che rendono questo spettacolo ricco di classe e fascino. Il pubblico ne è molto incuriosito anche se, rispetto all’atmosfera tipica dell’alta società americana del New England che vuole descrivere, a tratti lo show si rivela piuttosto “rumoroso” e le liriche difficilmente comprensibili, in parte per problemi di acustica.
La storia è quella della capricciosa ereditiera Tracy Samantha Lord, una effervescente Vanessa Incontrada, una giovane donna apparentemente insensibile alle debolezze umane, ma in realtà capace di grande amore. Alla vigilia del suo nuovo matrimonio con un marito noioso e convenzionale – complici la famiglia e due reporter a caccia di scoop – si trova a dover fare i conti con i sentimenti che ancora prova per il suo primo marito, Dexter Haven (un Simone Leonardi in grande spolvero).
Vanessa Incontrada, al suo debutto teatrale, non delude il suo pubblico. Magistrale però è stata l’interpretazione della giovane Daniela Simula nel ruolo della sorellina di Tracy, Dinah: la scena in cui le sorelle si presentano ai due reporter (i bravi Christian Ruiz e Francesca Taverni) sulle note di “Besame mucho”, con un inciso di dialogo interamente in spagnolo, è veramente strepitosa!
Gli interpreti hanno tutti delle ottime voci: molto convincente Sandro Querci, che con una sola canzone è uscito dalla noiosa routine del suo personaggio, George, e ha stupito la sala.
Grazie alle corografie di Claudia Scimonelli il corpo di ballo (ovvero la servitù di casa Lord) è molto funzionale allo spettacolo, quasi il “collante” della vicenda, e regala al pubblico notevoli numeri di tip tap, curati da Ann Amendolagine. 
Le scenografie di Marco Calzavara evocano l’“alta società” in maniera non eccessivamente elaborata, ma sicuramente efficace.
Tirando le somme, questo spettacolo ci è parso il miglior adattamento italiano allestito da Piparo dopo “My Fair Lady”.

Roberto Mazzone

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